Nei due anni segnati dalla pandemia, in Svizzera si sono avuti oltre 10'000 lutti in più di quelli attesi dagli esperti sulla base della media pluriennale. Alle 7'950 morti in eccesso del nero 2020 (quando il numero totale dei decessi aveva superato il primato risalente al 1918 dovuto dell'influenza Spagnola) nel 2021 se ne sono aggiunte altre 2'621 (quelle ufficialmente attribuite al Covid-19 sono state 4'171).
In tutto lo scorso anno, stando ai dati non ancora del tutti definitivi pubblicati martedì dall'Ufficio federale di statistica, in Svizzera sono morte 69'679 persone. Una cifra decisamente inferiore al record di 76'195 del 2020. Ma significativamente superiore a quelle registrate nel periodo pre-Covid. Nel 2018 a livello nazionale si erano avuti 67'088 decessi, mentre nel 2019 erano stati 67'780.
Dall'arrivo del SARS-CoV-2, la Svizzera ha conosciuto più periodi segnati da una chiara sovramortalità soprattutto tra le persone di oltre 65 anni: nella primavera (dalla metà di marzo alla metà di aprile) del 2020, tra l'autunno e l'inverno 2020/2021 e, poi, a partire dall'8 novembre 2021 quando è iniziata la fase (sempre in corso) che finora ha provocato all'incirca 2'039 morti più del previsto.
Nei mesi tra le due ondate pandemiche che hanno segnato l'inizio e la fine del 2021, la Svizzera ha vissuto un lungo periodo caratterizzato da una bassa mortalità. Tanto che, sulla base dei dati del primo semestre, si riteneva che la mortalità fosse tornata ai livelli prepandemici e che erano già stati recuperati i mesi di speranza di vita persi nel 2020. Poi però, a scombussolare i ragionamenti, è arrivata la variante Delta che ha portato la quinta ondata pandemica che sta proseguendo con la Omicron.
RG 07.00 del 12.01.2022 La corrispondenza di Gian Paolo Driussi sulla conferenza stampa degli esperti della Confederazione
RSI Info 12.01.2022, 07:59
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