Non sono mille casi, bensì 1'002 esseri umani, ognuno con la sua storia e il suo dramma. Vreni Peterer, presidente della comunità di interessi per le persone toccate dagli abusi nella Chiesa cattolica nella Svizzera tedesca, ha la voce rotta dall'emozione quando parla di quella che è stata definita solo la punta dell'iceberg. Per lei la pubblicazione dello studio rappresenta una giornata di dolore, ma dopo anni di battaglie, anche di "soddisfazione": "Ne è valsa la pena, dà forza per continuare il fatto che ora la gente sappia cosa è successo, nessuno può più negarlo".
Jacques Nuoffer è il presidente di SAPEC, il primo gruppo dedicato alle vittime a essere fondato in Svizzera. Lui da bambino aveva subito le molestie di un prete e nel 1968, dopo mesi di angoscia, aveva trovato il coraggio per denunciare l'uomo. "Questo studio conferma i crimini commessi e la cultura del silenzio" ha raccontato alla RSI, auspicando la rapida creazione di un centro nazionale indipendente che possa raccogliere le segnalazioni di abusi.
Intanto l'annunciato stop alla distruzione di documenti d'archivio rallegra le associazioni delle vittime, ma molto c'è ancora da fare: "Nell'attesa di passi concreti - spiega Vreni Peterer - chiediamo alla Chiesa quantomeno totale trasparenza sui passi intrapresi nei confronti delle vittime che segnalano abusi".