“Una guerra violenta, che sta provocando la morte di tanti civili innocenti, è in corso a pochi chilometri da qui. Venire a Varsavia, parlare con le autorità polacche, che hanno accolto più di un milione di rifugiati dall’Ucraina, andare al confine e vedere cosa sta succedendo e cosa la Svizzera sta facendo con le risorse che lo Stato e la popolazione hanno messo a disposizione è un mio dovere, è anche un modo di manifestare solidarietà e sostegno a queste persone che stanno soffrendo e a quelle che stanno lavorando”. Si è espresso così ai microfoni della SSR Ignazio Cassis, in visita oggi, lunedì, e domani in Polonia, per rendersi conto sul campo della situazione umanitaria causata dall'afflusso di profughi ucraini su suolo polacco.
“Neutralità significa anche difendere i nostri valori”
Si tratta di un viaggio in contrapposizione con il concetto svizzero di neutralità? “No, assolutamente: neutralità significa non prendere parte militarmente alla guerra in corso – ha risposto il presidente della Confederazione –. La Svizzera non lo sta facendo. Ma neutralità non significa indifferenza, significa difendere i propri valori, quelli iscritti nella Costituzione”.
Cassis si è detto colpito dal profilo emozionale: “È molto duro vedere questa grandissima sofferenza”. Il consigliere federale ha spiegato di “appartenere a una generazione che mai e poi mai avrebbe immaginato di risentire la parola guerra sul continente europeo”. Una parola che oggi “sentiamo, ma che non ci piace: è terribile, ma dobbiamo far fronte a questa aggressione con tutti gli strumenti a disposizione. Quelli svizzeri sono la diplomazia, l’aiuto umanitario e la solidarietà”.
Cassis in Polonia dal primo minsitro
Telegiornale 21.03.2022, 13:30
“Forse fino a 15 milioni di profughi”
“È sempre possibile fare di più se i bisogni crescono”, ha proseguito Cassis, “ancora non sappiamo quante persone in tutto lasceranno l’Ucraina. In questo momento in oltre 3 milioni hanno già lasciato il paese; secondo stime delle Nazioni Unite alla fine a partire potrebbero essere tra i 10 e i 15 milioni: un esodo gigantesco di profughi che si sposterebbero sugli Stati del continente europeo”. È importante prepararsi ad accoglierli se questo dovesse succedere, ha puntualizzato il presidente della Confederazione, “la Svizzera lotta affinché ci sia un armistizio immediato e affinché i corridoi umanitari permettano a queste persone di lasciare il paese”.
Discussione aperte per un meccanismo di ripartizione
La Svizzera metterà un limite al numero di rifugiati da accogliere? “In questo momento questo non è un tema sul tavolo – ha risposto Cassis ai nostri microfoni –. In seno all’Unione europea e all’area Schengen (di cui la Svizzera fa parte, ndr.) è in corso una discussione su eventuali meccanismi di redistribuzione omogenei, ma è appena iniziata: siamo parte di questa famiglia e discuteremo con i paesi vicini”.
Telegiornale/ludoC
Il contributo svizzero
“Per far fronte all’attuale crisi – si legge in un comunicato inviato dal Dipartimento federale degli affari esteri –, la Svizzera ha finora fornito all’Ucraina oltre 500 tonnellate di aiuti umanitari e inviato sia in Polonia che in Moldova un gruppo di esperti composto da membri del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA). La delegazione svizzera ha visitato lunedì i terminali di trasbordo degli aiuti umanitari a Lublino e Chełm. A Dorohusk, sulla frontiera ucraino-polacca, il presidente della Confederazione Cassis è stato informato dalle autorità locali sulla situazione dei profughi alla frontiera. Inoltre ha parlato con i profughi di un centro di accoglienza nella città di Chelm. Domani, martedì, Cassis si recherà in Moldavia, dove incontrerà la presidente Maia Sandu.
Diplomazia: Cassis in Polonia
SEIDISERA 21.03.2022, 19:32
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