Diversi pazienti sono stati obbligati a partecipare, tra il 1950 e il 1980, a test di farmaci nella clinica psichiatrica di St. Urban, località lucernese al confine con il canton Berna. Lo ha confermato oggi, giovedì, il Governo cantonale, sulla base di un rapporto commissionato dopo che la SRF, nel 2017, aveva riferito della vicenda.
Nessuna norma legale, tuttavia, è stata violata, poiché all’epoca non c’era nessuna legge né direttiva interna su tali esperimenti. Secondo l’inchiesta voluta dal Consiglio di Stato, il personale della clinica aveva persuaso i pazienti a partecipare ai test. In caso di rifiuto, alcuni erano stati forzati a farlo.
Pochi casi di effetti collaterali sono stati constatati e non è stato scoperto alcun caso di decesso dagli autori dell'inchiesta. Non esiste d'altro canto alcun documento che indichi eventuali flussi finanziari provenienti da imprese farmaceutiche, secondo il rapporto di 46 pagine disponibile anche su internet.
“Oggi inammissibile”
L’agire dei vertici della struttura era in linea con gli standard dell’epoca, ma oggi un simile agire sarebbe “intollerabile”, ha dichiarato il direttore del Dipartimento della sanità, Guido Graf, esprimendo rammarico per quanto avvenuto.
Il 23 novembre 2017, lo storico della medicina Urs Germann aveva riferito, nell'ambito della trasmissione "Schweiz aktuell" della tv SRF, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta circa 200 pazienti erano stati sottoposti a St. Urban a test di farmaci non omologati, forniti gratuitamente dall'industria farmaceutica basilese, che in contropartita avrebbe avuto accesso ai risultati.
Altri casi in Svizzera
Altre storie simili sono state rivelate negli ultimi anni. La clinica psichiatrica di Basilea ha proceduto a test di farmaci non ancora omologati su pazienti negli anni 1950-1970. Medicinali sono pure stati sperimentati su pazienti della clinica psichiatrica di Münsterlingen, nel canton Turgovia, a partire dagli anni Cinquanta.