Dalle ultime elezioni federali, a Berna, Popolari e borghesi democratici lavorano insieme in un unico gruppo parlamentare. Ma ora, l'orizzonte comune potrebbe essere ancora più vicino. Il presidente del PBD, Martin Landolt, ha reso noto che il 60% della base del suo partito è favorevole alla fusione: “Per me si tratta di un progetto di portata storica. Vogliamo creare una nuova forza politica al centro che possa tornare a vincere”, ha dichiarato.
Ma si tratta comunque di partner impari, e il vero denominatore comune, dall'uscita di scena di Eveline Widmer-Schlumpf, sono le sconfitte elettorali. Quella grigionese rimane la sezione più importante dei borghesi democratici. Cosa pensa, dunque, dell'unione il presidente? “Il problema principale sono i tempi: le direzioni nazionali vogliono bruciare le tappe per arrivare a una fusione a fine anno, nei cantoni la cosa avrà bisogno di più tempo", spiega Beno Niggli, precisando che la nuova formazione "dovrà essere un nuovo partito di centro, non un PDC allargato. Altrimenti un simile progetto non porterà ai risultati auspicati”.
Ma in Vallese, una delle roccaforti del partito popolare, si annuncia già resistenza. Qui, infatti, non si vuole rinunciare alla "C" di cristiano del partito (che solo la sezione ticinese non usa nel suo logo). "La domanda è qual è l’alternativa, se togliamo l'identità cristiana alla nostra politica, l’elettore non sa più cosa difendiamo. Siamo un partito cristiano e democratico. Per noi è chiaro: il partito deve continuare a chiamarsi PDC in Vallese e in Svizzera", osserva Franziska Biner, presidente PDC dell'Alto Vallese.
Ma gli strateghi che studiano il progetto ci hanno pensato: “Dobbiamo tenere conto sia della tradizione cattolica del PPD, sia delle origini protestanti del PBD, come del fatto che la religione conta sempre meno in politica. Per questo nel sondaggio abbiamo coinvolto sia la base che un numero importante di elettori fuori dal partito. Vogliamo analizzare i risultati senza pregiudizi. Credo sia la strada giusta”, spiega Tino Schneider, vicepresidente dei giovani popolari europei e parlamentare nei Grigioni.
Fra dieci giorni verranno resi noti anche i risultati della consultazione del PPD. Dai primi segnali sembra che anche i popolari democratici siano disposti a rinunciare all'identità cattolica a favore di un nuovo centro, almeno a livello federale.