È un vero grido d’allarme quello che lancia l’”ICT-Formazione professionale” parlando di effettivi, attuali e futuri, nel settore delle tecnologie informatiche e della comunicazione. Il vuoto di informatici, ma anche di sviluppatori, ingegneri di sistema, specialisti di banche dati, ecc. continua infatti a preoccupare. Le previsioni indicano che nel 2028, in Svizzera, mancheranno 36'000 esperti. E tutto ciò in una fase storica in cui anche il nostro Paese punta molto sulla digitalizzazione.
“Non è una cosa dall’oggi al domani”
Questo problema, stando al direttore dell’”ICT-Formazione professionale” Serge Frech, non sarà risolvibile in breve tempo. Per questo motivo bisogna iniziare, da subito, a lavorare sul fronte della formazione. Raddoppiando il numero di studenti di informatica nelle università e nelle alte scuole specializzate. E accrescendo notevolmente i posti di tirocinio nelle aziende. “Se non accadrà - ha detto Frech- la qualità e la velocità della trasformazione digitale peggioreranno, in tutti i settori. Non solo nell’economia, ma anche nell’amministrazione e nelle infrastrutture critiche. Ed è proprio lì -ha aggiunto- che la penuria di questi esperti farebbe veramente male”.
Anche l’esercito lotta per ottenere talenti
“È una guerra dei talenti, soprattutto nell’informatica”. A dirlo è il capo dell’esercito Thomas Süssli. In una sua recente visita a Lugano, dove ha incontrato oltre 200 esponenti di spicco dell’economia, della politica e della formazione ticinesi, Süssli ha sottolineato come tutti (esercito compreso) lottino per le stesse risorse.
Accaparrarsele, ci ha poi spiegato Serge Frech, non solo è difficile, ma anche costoso. “Le imprese -ha detto- devono fare a gara per offrire paghe e condizioni di lavoro migliori.”
Quando c’è penuria, anche il personale qualificato costa di più
Lo sa bene l’esercito, confrontato nel 2020/21 con una forte lacuna (circa 300 esperti) proprio nel settore dell’informatica. Per realizzare i tanti progetti in cantiere, l’esercito ha speso, in questo settore, 100 milioni in più del previsto. Thomas Süssli, senza badare a giri di parole, ha parlato di un errore. “Anche l’esercito - ci ha spiegato- diventa sempre più digitale. Ogni sistema che acquistiamo ha una forte componente informatica. L’anno scorso abbiamo sottovalutato la spesa per l’integrazione dei sistemi. Ciò ha comportato un eccesso di spesa, del quale ci siamo accorti solo quando il budget era già stato fatto”. Questi soldi sono stati risparmiati in altri ambiti dell’esercito, senza quindi superare il budget ordinario a disposizione. Consapevole che non sarà possibile fare tali spostamenti ogni anno, Süssli rassicura: “Un errore simile non succederà più. Abbiamo investito molto in una pianificazione migliore di tutti i sistemi informatici, assicurandoci di avere, per l’anno prossimo, mezzi sufficienti”.
La cyberdifesa: un’altra gigantesca sfida
Una delle sfide più importanti nel settore della sicurezza è quella legata alla cyberdifesa. Con il continuo aumento degli attacchi cyber, il Dipartimento di Viola Amherd intende intensificare gli sforzi, creando un battaglione e uno stato maggiore cyber. Concretamente, gli effettivi verrebbero triplicati (da 206 a 575), dal 2022 al 2027. Per Thomas Süssli, un traguardo fattibile, malgrado la carenza di specialisti informatici. “Grazie al nostro sistema di milizia, questo sarà possibile. Ogni anno, l’esercito formerà 40 specialisti cyber. E poi, tra i 140'000 militi che compongono l’intero effettivo dell’esercito, ci sono molte persone che lavorano (nella loro vita privata) nel settore cyber. Tutta questa gente arriverà da noi, nei corsi di ripetizione, con le conoscenze più attuali”. Per Süssli, tutto ciò porterà dei vantaggi a tutti: all’esercito, ma anche all’economia e ai diretti interessati.
Mancano specialisti informatici
Telegiornale 12.11.2021, 21:00