Pawel Mazukewitsch, il vice ambasciatore della Bielorussia in Svizzera fino allo scorso giugno, si è schierato dalla parte delle proteste in piazza nel suo Paese, e non del Governo che lo ha nominato. Lo ha confermato domenica al telegiornale di SRF.
"Provo vergogna davanti ai miei amici e colleghi svizzeri che negli ultimi quattro anni ho inserito nelle nostre relazioni bielorusso-svizzere". Relazioni "che hanno contribuito a sviluppare questi rapporti in molti modi. Ora queste relazioni sono state rovinate", sono le parole del diplomatico bielorusso. La Svizzera infatti non ha ancora deciso se aderire o meno alle sanzioni internazionali dell'Unione europea contro i responsabili delle violenze nei confronti dei manifestanti e dei presunti brogli elettorali nel Paese.
Lo scorso febbraio all'inaugurazione dell'ambasciata svizzera a Minsk il ministro degli esteri Ignazio Cassis affermò che la Confederazione era "soddisfatta" della collaborazione con il paese. Ma dopo la repressione dell'opposizione, sia prima che dopo le ultime elezioni, c'è chi inizia ad avere dei ripensamenti.
"La Svizzera come altri paesi occidentali in passato è stata ingenua e indulgente - afferma il consigliere nazionale socialista Fabian Molina - il regime di Lukashenko ora mostra il suo vero volto". Non dello stesso parere invece l'UDC: la consigliera nazionale Yvette Estermann è a favore di una politica estera neutrale fondata sul dialogo.
Il consigliere nazionale Fabian Molina
Intanto le proteste nel Paese continuano. Decine e decine di migliaia di oppositori del Presidente Lukashenko sono nuovamente scesi in piazza domenica per protestare contro le violenze delle forze dell'ordine e contro il risultato delle presidenziali. Un corteo contrastato da una manifestazione di almeno 30'000 persone che hanno invece espresso il sostegno al capo di Stato.
RG 08.00 del 17.08.20: il servizio di Pierre Ograbek
RSI Info 17.08.2020, 10:10
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