Svizzera

Quando l’AI conduce in radio

Esperimento inedito della rete romanda Couleur 3: affidare la programmazione di un’intera giornata ai “robot” – L’esperta: “Nuove tecnologie complementari, non sostituiscono gli umani”

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Couleur3 crea con l'intelligenza artificiale

SEIDISERA 27.04.2023, 18:40

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Di: ATS/SEIDISERA-Mottini/Red.MM 

I robot si sono impadroniti dell’antenna a Couleur 3: ieri, giovedì, la rete radiofonica romanda ha dedicato una giornata speciale durante la quale i contenuti (voce, testo e musica) sono stati quasi tutti interamente prodotti dall’Intelligenza artificiale (AI).

Le voci erano quelle di sempre, ma non erano umane, bensì clonate da quelle degli animatori. Nessuna parola pronunciata era stata prima scritta da un redattore ma i testi sono stati generati da algoritmi. Lo stesso vale per la musica: composta dalla AI. A fare eccezione sono però stati gli appuntamenti con l’informazione, scritti e letti, questi, da redattori in carne e ossa.

“Il risultato è stato sorprendente”, esclama Antoine Multone, responsabile della rete radiofonica della RTS (la Rete Tre della Svizzera romanda), “anche se sapevamo che erano dei robot alle volte siamo stati ingannati”. All’ascolto, aggiungiamo noi, l’effetto è un po’ sconcertante: perfetto, ma allo stesso tempo freddo.

Molte cose hanno funzionato bene, ma altre, spiega il produttore, lasciano ancora a desiderare: “Un robot può imitare il tono di un presentatore, ma non può incarnare la sua personalità, la sua originalità e il suo umorismo. Il valore dell’essere umano in questo lavoro resta insostituibile”.

Una nuova esperienza

Couleur 3 si è preparata per mesi prima di questo esperimento, sperimentando dieci diverse AI per poi selezionarne cinque. Tra queste non poteva mancare l’ormai discussissima ChatGPT.

“Diamo un'illusione di facilità per provocare, come è il nostro stile - aggiunge Multone ai nostri microfoni – Vogliamo interrogare la società: guardate come potrebbe essere? Anche se in realtà è molto più complicato e costoso realizzare una giornata così che con veri giornalisti, quello che ci interessa è che la gente giudichi il risultato: è interessante, è bello come quando lo realizzano degli umani? E le reazioni che riceviamo, e sono molte, dicono chiaramente: no, sono meglio gli umani”.

Si è trattato di un’operazione radiofonica senza precedenti, sostiene inoltre Multone. Esiste infatti già un’emittente radiofonica generata dalla AI, RadioGPT, ma utilizza voci artificiali e non voci umane clonate, così come è stato in Romandia.

Altri media stanno però conducendo esperimenti simili. È il caso per esempio dell’emittente privata, anch’essa romanda, M Le Média che ha deciso di far presentare il bollettino meteorologico a Jade: un avatar.

Questi sviluppi tecnologici sollevano inevitabilmente molteplici domande: “Ed è proprio per questo che abbiamo tentato l’esperimento”, spiega Antoine Multone, “è stata un po’ una riflessione e nel contempo una provocazione”.

L’opinione dell’esperta

L'esperienza ha interessato il pubblico, ma anche chi pensa alle future generazioni di giornalisti, come Nathalie Pignard-Cheynel, direttrice della Formazione giornalistica all'Accademia di Giornalismo dell'università di Neuchâtel.

L’operazione “mi ha incuriosita”, spiega alla RSI, “è un tema di cui si discute molto e dove si comincia a sperimentare”. La docente spiega di aver ascoltato Couleur 3 e di aver trovato interessante anche il fatto che si è cercato di intavolare una discussione con il pubblico sulla base di questa esperienza. “È centrale però che si annunci regolarmente che i presentatori erano stati clonati (e così è stato fatto ieri ogni 20 minuti, ndr.), siamo in un periodo in cui c’è un calo di fiducia nei confronti dei media e l’’intelligenza artificiale genera paure e angosce. Introdurla di nascosto senza trasparenza e spiegazioni sarebbe più dannoso che benefico per la relazione con il pubblico”.

“Non bisogna immaginarsi che (con l’AI, ndr) tutto sarà magico e le azioni umani potranno essere riprodotte: ci sono molti aspetti che non possono essere sostituiti. Ma bisogna identificare gli ambiti nei quali l’AI può diventare un valore aggiunto, per esempio nei lavori ripetitivi o dove serve una forte capacità di calcolo. Mentre l’essere umano dovrebbe continuare a fare la differenza nello humor, nell’emozione, nella capacità di analisi e nella creatività”, aggiunge l’esperta.

Infine: l’intelligenza artificiale rappresenta un pericolo per il giornalismo? “Può dare uno scossone al giornalismo – risponde Nathalie Pignard-Cheynel – Ora se ne parla molto, ma già da anni i media usano l’AI in diversi campi, per esempio per le traduzioni automatiche o la redazione di alcuni testi, ma ora c’è un’accelerazione. È vero che l’AI può generare contenuti in poco tempo ma solo sulla base di quanto già esiste e quindi con scarso valore aggiunto. I media invece sono alla ricerca di contenuti originali, esclusivi e, per i privati, monetizzabili. Non credo quindi che la sostituzione completa dei giornalisti sia una buona opzione”.

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