Svizzera

Quattro bancomat fatti saltare in cinque giorni

Da sabato vari colpi oltre San Gottardo, malviventi in fuga - Fedpol: “sono bande criminali organizzate e opportuniste” - Ora è di moda l’esplosivo - In Ticino nessun furto dal 2021

  • 29 marzo, 05:26
  • 29 marzo, 07:20
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Il bancomat preso di mira a Yvonand alle 2.25 di martedì mattina

  • polizia cantonale Vaud
Di: pon

Küttigen (AG) sabato scorso, Ruswil (LU) nella notte fra domenica e lunedì, poi Yvonand (VD) 24 ore più tardi e infine Zuzwil (SG) mercoledì mattina presto: quattro bancomat sono stati fatti saltare in Svizzera nel giro di pochi giorni. I punti in comune: l’ora - fra le 2.30 e le 3 del mattino - e la modalità di esecuzione, con l’esplosivo. I malviventi si sono volatilizzati con bottini il cui ammontare non è stato reso pubblico e i danni sono ingenti. Soprattutto nella località lucernese, dove - come per altro a Yvonand - il distributore era situato in un edificio abitato. Nessuno è rimasto ferito, ma per una decina di persone è scattata l’evacuazione e il centro del villaggio è stato isolato durante l’intervento della polizia.

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Il bancomat saltato a Küttigen

  • polizia cantonale Argovia

Si assiste (o si è assistito) insomma a una fiammata di un fenomeno che nella Confederazione è noto da qualche anno. Sulle inchieste in corso non vengono fornite informazioni, non è dato sapere se sia la stessa banda che ha colpito in quattro occasioni in pochi giorni per poi dileguarsi oltre i confini nazionali. “In regola generale”, però, ci ha detto la portavoce della fedpol Mélanie Lourenço, “questo genere di gruppi quando viene in Svizzera non mette a segno un solo colpo, ma più di uno”.

La competenza d’indagine è federale, per l’appunto della fedpol, perché gli autori si sono serviti dell’esplosivo. È questa la tecnica più rapida ma anche la più pericolosa. Gli autori agiscono nel giro di pochi minuti. Poi fanno perdere le loro tracce, prima che la polizia possa giungere sul posto.

E l’esplosivo è ormai anche la modalità prevalente, come confermano i dati forniti dallo stesso Ufficio federale di polizia.

Nel 2018 i casi registrati in Svizzera erano stati 18, poi 56 nel 2019, 45 nel 2020, 49 nel 2021 e di nuovo 56 (il record) nel 2022. Lo scorso anno si era assistito a una diminuzione, con 32 assalti.

A chi tocca l’inchiesta

Come detto, la tecnica usata è determinante per la responsabilità di inchiesta. La fedpol - che dal 2019 dispone di una task force in grado di gestire i rapporti con i cantoni e altri Stati - coordina le indagini quando viene usato dell’esplosivo. Di conseguenza anche il perseguimento penale avviene a livello federale, affidato al Ministero pubblico della Confederazione. Se i mezzi usati sono altri, la competenza ricade sulle spalle della polizia e poi della giustizia cantonale.

Gli autori: bande bene organizzate

A perpetrare questi furti, spiega la fedpol sulla sua pagina online, non sono singoli malviventi, ma gruppi bene organizzati in genere stranieri. Tipicamente affittano stanze all’estero che servono da base logistica o nascondiglio, impiegano veicoli rubati o con targhe false, agiscono in gruppi di tre o quattro e fuggono poi oltre frontiera.

La tecnica evolve

Prima dell’esplosivo, andava per la maggiore la forzatura (con dispositivi analoghi a quelli usati dai pompieri per liberare le persone intrappolate all’interno di veicoli in caso di incidente) e prima ancora il gas (introdotto per causare uno scoppio, ma era una tecnica poco sicura) e le corde usate per sradicare letteralmente il bancomat dalla sua sede. Nel 2020 e 2021 ci sono stati anche numerosi episodi di manipolazione elettronica, una modalità che la fedpol ritiene possa diventare più frequente in futuro.

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Altri tempi: nel 2004 a Sant'Antonino venne usata una scavatrice

  • tipress

Paese che vai, modus operandi che trovi

La Svizzera non è l’unico Paese dove questi attacchi si verificano, ma pare diventata “una meta interessante per questo tipo di reato”, scrive la fedpol sulla sua pagina, forse “per la ridotta estensione geografica e l’alta densità degli sportelli automatici”. Secondo i dati della BNS, nel 2022 erano circa 6’500, uno ogni 1’300 abitanti.

Fra i Paesi toccati ci sono anche Germania, Olanda, Francia e Italia. E la tecnica usata dipende anche dall’origine della banda: con esplosivi colpiscono soprattutto malviventi rumeni e dei Paesi Bassi, magari per finanziare altre attività illecite. Rumeni (o serbi) sono anche in genere gli autori dei furti usando il gas, mentre provengono soprattutto da regioni albanofone i ladri che si servono di attrezzi.

In Ticino una serie di attacchi fra 2018 e 2019

Non tutta la Svizzera è interessata dal fenomeno nella medesima misura. Anzi: ultimamente gli attacchi si sono chiaramente concentrati nella fascia che da Ginevra si estende fino alla parte nord-orientale del Paese.

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La polizia sul luogo dell'ultimo attacco a un bancomat ticinese, alla Raiffeisen di Novazzano nel 2021

  • tipress

Nella Svizzera italiana si ricorda in particolare una “fase calda”: fra il novembre del 2018 (a Coldrerio) e l’11 maggio 2019 (a Stabio) in Ticino vi furono cinque tentativi attribuiti alla medesima banda, di cui quattro riusciti. L’inchiesta al riguardo era finita in un cassetto nel 2020.

Diversi, invece, gli autori di altri due colpi nel medesimo periodo, quelli di Torricella e di Comano nell’ottobre del 2019. Un sospettato per quest’ultimo episodio è stato arrestato a Basilea a inizio febbraio di quest’anno, si tratta di un 30enne moldavo.

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La mappa degli attacchi ai bancomat in Svizzera nel 2023 e le modalità usate

  • fedpol

Da allora in Ticino si ricorda un solo altro caso, il 14 dicembre del 2021 a Novazzano. Due, invece, in Bregaglia, a Vicosoprano nel 2020 e a Castasegna nel 2022. Due episodi che peraltro avevano spinto la popolazione a chiedere con una petizione dello scorso anno il ritorno di un posto di polizia in valle.

La propensione a colpire oltre San Gottardo si può spiegare in due modi, ci ha detto la portavoce Mélanie Lourenço: da un lato la provenienza dei malviventi, che arrivando da nord raggiungono più facilmente le aree del Paese più vicine alla frontiera settentrionale. Ma soprattutto, bisogna considerare “la natura molto opportunista di questi gruppi”. Se i colpi vanno a segno, gli autori insistono, se ritengono che ci sia un rischio cambiano zona. La loro assenza dal Ticino negli ultimi anni “non è però una garanzia” che non possano tornare in futuro.

Proprio l’efficacia delle misure adottate nei Paesi Bassi, si legge sulla pagina dell’Ufficio federale di polizia, potrebbe aver spinto i responsabili di queste attività criminali a spostare altrove le loro operazioni, arrivando fin nella Confederazione.

La prevenzione

Accanto al lavoro di inchiesta, fedpol lavora quindi anche sulla prevenzione, in particolare in collaborazione con le banche. Ci sono accorgimenti tecnici e logistici che gli istituti di credito possono adottare. Bancomat isolati sono considerati bersagli più facili, mentre quelli situati in edifici residenziali - come nei recenti esempi di Yvonand e Ruswil - in caso di uso di esplosivi possono rappresentare un pericolo per coloro che vivono nello stabile o nelle immediate vicinanze. Finora, fortunatamente, “in Svizzera non si ricordano casi in cui persone sono rimaste gravemente ferite dagli scoppi. Tuttavia, non bisogna fidarsi di una falsa sicurezza: il pericolo è sempre presente ad ogni esplosione. Per questo è fondamentale spostare preventivamente questi bancomat”. 

Infine, rifornire i bancomat con somme meno elevate riduce il rischio di attacco.

I test

L’istituto forense di Zurigo insieme alla fedpol e con il sostegno di un’azienda produttrice, di una banca e di una società di sicurezza ha condotto nel 2022 dei test come quello nel video, simulando attacchi esplosivi a bancomat.

Notiziario

Notiziario 25.03.2024, 10:00

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