Ormai ci siamo. Le Camere federali, riunite in seduta congiunta, designeranno nella mattinata di domani, mercoledì, i successori in Governo di Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga, i quali lasciano la scena politica dopo rispettivamente 14 e 12 anni di presenza in Consiglio federale.
A sottoporsi al voto dell'Assemblea federale saranno per l'UDC Albert Rösti e Hans-Ueli Vogt, mentre per i socialisti saranno in lizza Elisabeth Baume-Schneider ed Eva Herzog. I ticket dei rispettivi partiti appaiono "blindati" e sembra altamente improbabile l'eventualità di colpi a sorpresa. I seggi in Governo rimasti vacanti saranno così certamente occupati da due dei candidati ufficiali indicati dai democentristi e dal PS. Ma su chi cadranno, alla fine, le scelte dell'Assemblea federale? In attesa di vivere sul web, in televisione e alla radio questa importante mattinata, diamo uno sguardo più in profondità ai profili dei quattro protagonisti: ai punti di forza, come pure ai limiti delle loro candidature.
Rösti: moderato nei toni, deciso nella sostanza
Classe 1967, di formazione ingegnere agronomo, Albert Rösti è indubbiamente il grande favorito per la successione a Maurer. Una posizione di vantaggio che si spiega con più aspetti: dalla presidenza del partito svizzero, che gli ha permesso per un quadriennio (2016 - 2020) di profilarsi con autorevolezza sulla scena nazionale, fino ad un approccio alla politica fermo sui contenuti ma anche moderato nei toni. Caratteristica, questa, che non può che riflettersi positivamente nel dialogo con gli altri partiti, e che lo differenzia molto da vari esponenti del suo.
Già presidente dell'UDC svizzera, Albert Rösti è consigliere nazionale dal 2011
La sua carriera politica è stata finora costellata da non pochi alti e bassi. Dodici anni fa si candidò senza successo all'Esecutivo bernese, ma appena un anno dopo riuscì a farsi eleggere al Nazionale. Nel 2015 fu il grande orchestratore della campagna che portò l'UDC ad un exploit alle Federali, e alla riconquista di un secondo seggio in Governo. Solo 4 anni più tardi però, come presidente dei democentristi, dovette fare i conti con una forte erosione di voti subita dal suo partito.
Sempre alle ultime Federali venne tuttavia rieletto con il miglior score fra tutti i membri bernesi della Camera del popolo. Al Nazionale fa attualmente parte della Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia (CAPTE-N) e si è profilato in particolare sui dossier dell'energia e della sanità. La sua reputazione di lobbista ha suscitato critiche ed è da ricondurre a diverse relazioni d'interesse: l'ex presidente dell'UDC svizzera riveste infatti ben 16 mandati, dei quali 13 remunerati, in imprese, gruppi di pressione e varie associazioni.
Vogt: un democentrista dal profilo atipico
Hans-Ueli Vogt è il candidato espresso dai democentristi di Zurigo, dopo le dichiarate indisponibilità di alcuni esponenti, certamente più noti, dell'influente sezione tigurina: dalla consigliera di Stato Natalie Rickli, fino ai parlamentari federali Gregor Rutz e Thomas Matter. Accademico, docente di diritto privato e commerciale all'ateneo zurighese, Vogt fece nel 2015 il suo ingresso al Nazionale. Ma l'esperienza alla Camera del popolo finì per risultare piuttosto stretta a questo intellettuale di estrazione urbana e dal piglio deciso.
Il candidato zurighese ha fatto parte del Nazionale dal 2015 alla fine dello scorso anno
Alla fine dello scorso anno Vogt decise quindi di lasciare il Parlamento. E in un'intervista, motivando la sua scelta, dichiarò che si sarebbe sentito probabilmente più a suo agio "in un ruolo esecutivo". Ora la grande occasione è arrivata, e direttamente per il massimo collegio governativo. Per la sua candidatura può avvalersi del sostegno dei giovani democentristi, ma anche di un profilo politico abbastanza atipico rispetto allo stereotipo "tribunizio" dell'UDC zurighese.
Viene infatti considerato come un uomo politico disponibile al compromesso. Ma è anche vero che fu artefice di una fra le iniziative più radicali lanciate dal suo partito: quella, respinta nel 2018, che puntava a sancire una supremazia del diritto interno su quello internazionale. Dichiaratamente omosessuale, sottolinea come la sua candidatura stia veicolando un importante messaggio: ossia che in Svizzera "è possibile divenire consigliere federale se si è gay, anche all'interno dell'UDC", ha dichiarato, rimarcando l'elevato clima di tolleranza che si registra nel Paese.
Baume-Schneider: la prima volta del Giura
Con la candidatura di Elisabeth Baume-Schneider il Giura si affaccia per la prima volta alla corsa per il Consiglio federale: una novità di rilevanza storica per il cantone più giovane della Confederazione. Combattiva e particolarmente impegnata sui temi della giustizia sociale, la consigliera agli Stati, dopo aver fatto parte per ben 12 anni del Governo di Delémont, può certamente vantare una solida esperienza a livello esecutivo. Personalità di spicco del PS, ha inoltre assunto, lo scorso febbraio, una delle vicepresidenze del partito nazionale.
La candidata giurassiana, qui ripresa a Berna durante un suo intervento in margine alla consegna della petizione contro la violenza sessuale "Solo un sì è un sì"
In vista della fatidica votazione, risulta poi essere la candidata più sostenuta dalla base del partito socialista. Così almeno hanno evidenziato gli esiti di un sondaggio, presentati la scorsa settimana. Ma nonostante tutte queste credenziali le chance della 58enne appaiono ridotte. Le sue posizioni marcatamente a sinistra potrebbero infatti alienarle non pochi consensi da parte dei parlamentari dell'area borghese. A far discutere, inoltre, è anche la prospettiva, con una sua elezione, di una maggioranza latina in Governo con 4 ministri su 7.
Tale eventualità, infatti, sarebbe in contrasto con la norma costituzionale che stabilisce una equa rappresentanza delle varie regioni e componenti linguistiche. La diretta interessata giudica però inessenziali queste riserve, di fronte alla portata di problemi sociali che in Svizzera, afferma, trascendono le questioni linguistiche. Sottolinea inoltre l'importanza di rappresentare un cantone periferico e alle prese con notevoli difficoltà per le sue industrie: una realtà, sostiene, che può contribuire molto "alla ricerca di soluzioni pragmatiche di cui la Svizzera ha bisogno".
Herzog, decisa nella gestione dei dossier
Accreditata di grandi capacità di lavoro, e di una salda padronanza dei dossier di sua competenza, Eva Herzog è considerata la candidata del PS con le maggiori possibilità di imporsi nella successione a Simonetta Sommaruga. In lei Basilea Città ripone le speranze di tornare a essere rappresentata in Governo quasi 50 anni dopo l'uscita dalla scena politica di Hans-Peter Tschudi (1913 - 2002): finora l'unico rappresentante del semicantone, anch'egli socialista, che riuscì a entrare nell'Esecutivo federale.
La candidata basilese del PS, qui ripresa a Berna, pochi giorni fa, in margine ai dibattiti della sessione in corso agli Stati
Politica di lunghissimo corso (risale al 1999 il suo primo incarico istituzionale di rilievo a Basilea Città) Herzog non è nuova alla corsa per il Consiglio federale. Nel 2010, infatti, tentò di entrare nel ticket del PS per la successione in Governo a Moritz Leuenberger: senza fortuna, visto che il partito decise di schierare ufficialmente Jacqueline Fehr e Simonetta Sommaruga, poi eletta. Ora però la consigliera agli Stati basilese potrebbe davvero prendersi la sua rivincita.
A favorirla è l'autorevolezza che ha saputo conquistare, segnatamente come ministra cantonale: un ruolo che Herzog ha esercitato per ben 15 anni, e alle redini di un dipartimento chiave come quello delle finanze. E il lavoro da lei svolto ha permesso al suo cantone di ottenere su questo fronte risultati notevoli: l'accumulo di importanti eccedenze di bilancio, a fronte di una riduzione del debito cantonale ma anche della pressione fiscale. Gioca però a suo sfavore un temperamento a tratti emotivo, che l'ha talvolta indotta a reagire in modo veemente alle critiche.
La successione di Maurer e Sommaruga
SEIDISERA 29.11.2022, 19:23
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Rösti ed Herzog sembrano quindi partire, potremmo dire, in pole position. Resta però da vedere quale piega assumeranno le ultime manovre fra i partiti nell'imminenza delle votazioni. Finora fra i gruppi parlamentari ha prevalso un clima piuttosto attendista. Tuttavia, una nuova tornata di audizioni dei candidati è in programma proprio per oggi. Ne scaturiranno, magari, indicazioni più precise? Le prossime ore saranno in ogni caso tutte da seguire, per meglio definire il quadro degli orientamenti.