I confederati che vivono all'estero vogliono essere trattati dalle banche elvetiche alla stessa stregua di chi vive in patria e l'organizzazione che li rappresenta ha quindi deciso di passare all'azione anche sul piano politico, coinvolgendo le autorità, visto che con il dialogo non sono stati ottenuti risultati.
I 775'000 interessati non meritano d'essere trattati come cittadini di serie B, è stato sottolineato giovedì a Basilea, in vista dell'imminente congresso della cosiddetta Quinta Svizzera.
Averi congelati, liquidazione di conti, soppressione di carte di credito e rifiuto di prestazioni: questo è il trattamento denunciato da chi protesta. Le relazioni hanno cominciato a guastarsi nel 2008 dando origine a una situazione che ora viene definita intollerabile. Le relazioni bancarie sono infatti indispensabili -si sottolinea- in particolare per stipulare contratti, ad esempio con le casse malati, per pagare le spese di soggiorno o per le transazioni concernenti proprietà immobiliari.
ATS/dg