Benché nella vendita dei 100 Leopard 1 non siano stati riscontrati comportamenti di rilevanza penale come rilevato dal Controllo federale delle finanze (CDF), il Dipartimento federale della difesa (DDPS) si rammarica per le lacune riscontrate a livello di compliance in RUAG MRO Holding SA e si attende che vengano rapidamente colmate. Frattanto, come trapelato martedì pomeriggio, il presidente del Consiglio di amministrazione dell’azienda, Nicolas Perrin, ha deciso di lasciare la carica d’intesa col DDPS.
Tale passo, spiega una nota odierna del DDPS - proprietario dell’azienda - dovrebbe “consentire in futuro alla RUAG MRO di ripartire con nuovo slancio e senza vincoli nello svolgimento delle proprie attività”. Per garantire un passaggio di consegne ordinato, Perrin rimarrà in funzione finché non gli verrà trovato un successore. In una nota separata, RUAG sottolinea che Perrin lascia benché non fosse obbligato, visto che non sono emersi comportamenti penali. Tuttavia, la vicenda è diventata di tale portata da diventare un peso sempre più insopportabile per l’azienda.
Un acquisto con lacune formali
Perlomeno complicata. È così che può essere definita la compravendita dei carri armati Leopard 1 dopo aver letto la perizia svolta dal Controllo federale delle finanze (CDF), da cui emergono carenze formali nell’operazione. Operazione culminata la scorsa estate nel tentativo di RUAG, stoppato dal Consiglio federale, di cedere i panzer alla tedesca Rheinmetall che li avrebbe poi consegnati all’Ucraina tramite un Paese terzo.
Ma prima occorre fare un passo indietro alla primavera del 2016, quando RUAG ha acquistato 100 carri armati Leopard 1 di seconda mano e numerosi pezzi di ricambio dall’esercito italiano per 4,5 milioni di euro (più di 5 milioni di franchi dell’epoca). Una transazione eseguita senza l’autorizzazione della direzione del gruppo, stando al CDF.
Tale acquisto non è menzionato in alcun verbale della direzione o dei proprietari di RUAG, anche se quest’ultimi sono responsabili per gli acquisti di valore superiore a 5 milioni. Secondo il CDF, un tale acquisto avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio di amministrazione.
Valore di 100 carri armati? 0 franchi
Nell’agosto 2017, RUAG Defence firma un contratto quinquennale con la società di logistica Goriziane per lo stoccaggio dei 100 carri armati a Villesse (I), al confine con la Slovenia. Secondo il CDF, il contratto è stato firmato in conformità con le disposizioni.
Il CDF è tuttavia sorpreso dal fatto che RUAG abbia valutato il prezzo dei 100 carri armati a 0 franchi, mentre l’Italia aveva indicato un valore compreso tra 5’000 e 10’000 franchi per unità. Tra il 2018 e il 2020, RUAG ha venduto pezzi di ricambio attraverso la sua società in Germania generando un fatturato di quasi 4 milioni.
Nonostante all’epoca si fossero fatti avanti sei entità interessate all’acquisto dei carri, in quegli anni non è stato firmato alcun contratto di vendita. Solo Goriziane ha acquistato quattro veicoli, che non ha ancora pagato, secondo i conti di RUAG. Le altre 96 unità sono ancora in Italia.
L’affitto triplicato
Il CDF contesta anche il coinvolgimento di RUAG Germania nell’operazione. È stata infatti la filiale tedesca a prolungare il contratto di affitto con Goriziane nell’aprile 2021 senza possibilità di disdetta, aumentando così l’affitto da 5’000 a 18’000 franchi al mese.
È difficile capire perché RUAG Germania abbia apportato questa modifica economicamente sfavorevole. Data la sua durata di oltre cinque anni, il contratto necessitava probabilmente dell’approvazione dalla direzione di Ruag Svizzera, ma così non è stato.
Il DDPS informato troppo tardi
La direzione e il Consiglio di amministrazione di RUAG hanno più volte sollevato la questione della conformità dello stock di carri in Italia con le esigenze del proprietario, ossia la Confederazione. Nel giugno 2020 il presidente del Consiglio di amministrazione ha dichiarato che avrebbe informato il Consiglio federale in occasione della prossima riunione.
Secondo le informazioni fornite al CDF dalla Segreteria generale del Dipartimento federale della difesa (DDPS), non è stata fornita alcuna informazione in merito. Il DDPS è stato informato attivamente solo nel gennaio 2023, quando RUAG ha presentato la domanda di vendita dei restanti 96 carri armati.
La vicenda dell’export bocciato
Un’altra questione importante per il CDF è il rapporto tra RUAG e la società Global Logistics Support (GLS), e in particolare la vendita di 25 dei 96 Leopard 1. GLS li ha acquistati per 500 euro l’uno, poi li ha rimessi a RUAG. Non ha fatto valere il suo diritto di proprietà fino al 13 febbraio 2023, quando RUAG avrebbe voluto venderli a Rheinmetall, coproduttore del Leopard 1, con cui aveva sottoscritto un contratto preliminare.
Rheinmetall si è interessata a tutti i carri armati rimanenti in seguito alla guerra in Ucraina. RUAG ha presentato una domanda di esportazione alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Secondo il CDF, RUAG ha seguito correttamente la procedura di autorizzazione e il Consiglio federale è stato informato delle intenzioni di rivendita già nel gennaio 2023.
Tuttavia, il contratto di vendita avrebbe richiesto l’approvazione formale della direzione e del Consiglio di amministrazione. Ma la richiesta di esportazione è stata respinta dal Consiglio federale nel giugno 2023.
Il Dipartimento della Difesa è “irritato”
Confrontato con quanto scoperto dal CDF, il DDPS afferma di prendere sul serio le lacune emerse in questo affare. Tali mancanze, si legge nel rapporto, “devono essere corrette immediatamente da RUAG MRO. In particolare, devono essere applicate le prescrizioni sul diritto di firma. Il DDPS si è detto inoltre “irritato” dai costi supplementari.
Da parte sua, RUAG MRO sottolinea che l’acquisto e la gestione dei Leopard sono avvenuti in un periodo delicato che coincide con lo scioglimento di RUAG. Quegli anni sono stati caratterizzati dalla creazione di strutture chiave a livello di direzione e altre funzioni. Ciò ha coinvolto anche il sistema di governance e il sistema di gestione del rischio e della conformità, che nel frattempo sono stati rivisti. Attualmente è anche in corso un’indagine interna.
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