L’incubo radioattività non è mai tramontato. La presenza di rutenio 106 in Ticino, quale materiale isolato, non era mai stata verificata in Ticino da 30 anni a questa parte. Martedì scorso è stata lanciata l’allerta sul sito della Confederazione. Il peggio sembra sia passato: come rivelano i dati, la sostanza ora è quasi nulla nell’aria e non ci sarebbero stati rischi per la popolazione. Ancora però non si conosce l’origine, anche se sono state avanzate prime ipotesi.
Il rutenio, materiale come il ferro, è presente in natura, ma utilizzato nella sua versione radioattiva per medicamenti antitumorali, per batterie di satelliti, o per armamenti. Le fabbriche di questo materiale sono 5 al mondo: in Francia, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, e una proprio nel sud degli Urali in Russia. “Secondo i dati di Francia e Germania, grazie a modelli matematici molto affidabili, la contaminazione di Rutenio 106 sarebbe partita proprio negli Urali” - ci dice Sybille Estier, capo sezione della Vigilanza della radioattività nell'ambiente. “Anche se per il momento mancano conferma sia della Russia sia a livello internazionale dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA)”.
Ma quale la causa? Da escludere una fuoriuscita da una centrale nucleare. Esclusa anche la caduta di un satellite, rimane la fuoriuscita da una fabbrica che produce materiale o che lo tratta. “Di sicuro – ci spiega ancora Estier – quello che può accadere con questa sostanza trattata è una propagazione accidentale oppure un problema al sistema di ventilazione che può accadere appunto in una fabbrica di questo tipo”
Sentiamo anche l’Ufficio cantonale della gestione dei rischi ambientali e del suolo. “Ci siamo preoccupati, certo, - ci dice il capo ufficio Nicola Solcà - ma fortunatamente quando è passata la nube tossica non ha piovuto e la sostanza presente a terra è stata minima, nessuna persona è stata mai in pericolo. Questo caso seppur preoccupante ci dice quanto è sensibile e sofisticato il nostro sistema di allarme”. Nonostante ciò la situazione sarà monitorata in maniera puntuale, ci fa sapere Estier – perché non avendo la certezza della causa, non sono escluse nuove diffusioni di rutenio.
Mattia Pacella