Il controprogetto annunciato mercoledì dal Consiglio federale “è in palese contraddizione con l’abbandono del nucleare deciso dal popolo svizzero”. È la denuncia espressa mercoledì dall’Alleanza per l’uscita dal nucleare, che, minacciando il referendum, invita il Governo e il Parlamento a rispettare la volontà popolare di cessare la dipendenza dalle fonti ad energia atomica.
Il contesto
Nel maggio del 2017 il popolo svizzero ha approvato la cosiddetta Strategia energetica 2050. La nuova legge prevede il divieto di costruzioni di nuove centrali atomiche e il progressivo smaltimento di quelle esistenti. Inoltre, il 9 giugno di quest’anno la popolazione elvetica ha confermato la propria decisione adottando la legge sull’elettricità: se implementata in maniera coerente ed efficace, la legge permetterebbe la completa sostituzione delle centrali nucleari con energie rinnovabili entro il 2035.
Nel comunicato, l’Alleanza ha ricordato le spese per la costruzione di nuove centrali (“In Inghilterra una nuova centrale ammonta a circa 50 miliardi”) e il rischio per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
L’Alleanza per l’uscita dal nucleare non è la sola ad essersi opposta alla presa di posizione del Governo. Sulla stessa linea d’onda si è espressa anche la Fondazione svizzera per l’energia che, rinnovando l’invito a rispettare la volontà popolare, ha sottolineato la finalità della legge sull’elettricità votata quest’anno. “La Svizzera – si legge nella loro nota - può coprire rapidamente il proprio fabbisogno energetico con le energie rinnovabili. Ma solo se ci concentriamo completamente sull’espansione”. Il costo di una centrale è “imprevedibile” e la spesa necessaria per rafforzare l’atomo potrebbe essere sostenuta solo “a scapito delle energie rinnovabili”.
Sinistra ed ecologisti si fanno avanti
A livello di partiti politici, non si è fatta attendere la reazione della sinistra e degli ecologisti. L’annuncio del Consiglio federale ha scioccato Verdi e Verdi liberali. Entrambi i partiti hanno già parlato di referendum.
Le due formazioni politiche sottolineano come il governo debba rispettare la volontà dei cittadini, che hanno votato per l’uscita dal nucleare nel 2017. “Solo nel giugno scorso il popolo ha indicato la via per la svolta energetica con il solare, i bacini di riserva idroelettrici e l’eolico: se guardiamo a quanta potenza di fotovoltaico è stata istallata solo l’anno scorso sappiamo che siamo sulla strada giusta”. Cosi si è espressa la presidente dei Verdi Lisa Mazzone, che ha definito la proposta di Rösti “un sabotaggio alla svolta energetica”.
“È chiaro che se il controprogetto dovesse diventare legge lanceremo il referendum e abbiamo buone probabilità di vincere”.
I Verdi liberali hanno annunciato che si opporranno al rilancio delle centrali nucleari “attraverso tutte le vie giuridiche possibili”.
Accuse anche dal Partito socialista, che ha definito “irresponsabile” la decisione del Governo. “Questa decisione rallenterà l’espansione delle energie rinnovabili”, è scritto nel comunicato. L’uranio, ricorda il PS, oltre ad essere problematico per l’ambiente e per l’uomo a causa delle sue scorie, rende la Svizzera dipendente dall’estero.
Mentre il centrodestra approva, il centro dissente
Per il presidente dei radicali Philipp Burkahrt la soluzione del governo apre le porte ad un’opzione in più, un’opzione che sarebbe più che necessaria. “Nella strategia energetica del 2017 - ricorda Burkahrt - si diceva che non era necessaria più energia e questo è falso. Nel mirino poi c’erano le centrali a gas, cosa in netto conflitto con gli obiettivi climatici. Per questo è necessario che il nucleare torni ad essere un’opzione per il futuro”.
“Per noi l’iniziativa contro il blackout è ancora necessaria e ci impegneremo per un sì popolare” dice dal canto suo il capogruppo UDC Thomas Äschi, che tuttavia si rallegra per la presa di posizione odierna. “Salutiamo il controprogetto del governo che elimina il divieto di usare la tecnologia dell’atomo, garantendo così che anche in futuro ci sia abbastanza energia ecologica ad un prezzo accessibile.”
Pareri di tutt’altro tono si trovano invece tra le fila del Centro. “È una decisione sbagliata, tecnicamente e democraticamente”, ha dichiarato Stefan Müller-Altermatt, consigliere nazionale per il canton Soletta. “Il popolo ha detto sì a un approvvigionamento con energia rinnovabile e ora il Consiglio federale rimette tutto in questione e lo fa puntando su un cavallo zoppo”.
Anche le società elettriche si pronunciano
I fornitori di energia elettrica BKW e Axpo sottolineano la loro fondamentale apertura nei confronti della tecnologia, ma evidenziano che le nuove centrali nucleari non sarebbero economiche.
Secondo una dichiarazione di BKW, le nuove centrali nucleari (NPP) della generazione esistente verrebbero costruite solo nei casi in cui lo Stato le costruisse direttamente o le sovvenzionasse in larga misura. E gli investimenti molto elevati sono redditizi solo se i prezzi dell’elettricità rimangono alti nel lungo periodo. Tuttavia, questo non è ipotizzabile a prescindere dalle condizioni politiche generali.
Se la società vuole raggiungere in futuro gli obiettivi climatici, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e dare la priorità a un paesaggio incontaminato, le nuove centrali nucleari potrebbero essere parte della soluzione”, ha scritto BKW, che intende commentare la controproposta concreta del Consiglio federale all’iniziativa “Blackout” nell’ambito del processo di consultazione.
Indipendentemente dal dibattito sull’abolizione del divieto di costruzione, sia BKW che Axpo sottolineano che l’espansione delle energie rinnovabili deve essere portata avanti.
Berna valuta un ritorno al nucleare
SEIDISERA 28.08.2024, 18:16
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Notiziario 28.08.2024, 15:00
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