"Speriamo che i cantoni dicano loro stessi che bisogna imparare una seconda lingua nazionale alle elementari, altrimenti dovremo intervenire noi": a parlare è Matthias Aebischer, presidente della Commissione dell'educazione del Consiglio nazionale, che ha convocato a Berna per due giorni di audizioni i consiglieri di Stato che si occupano di scuola. Un simile passo "sarebbe una rivoluzione", ammette Aebischer.
In diversi cantoni della Svizzera tedesca l'insegnamento del francese ai bambini del primo ciclo scolastico è minacciato (l'ultimo esempio è quello turgoviese) e con esso, si ritiene, anche la coesione nazionale. Già il consigliere federale Alain Berset si era mosso per salvaguardarla, evocando un intervento diretto della Confederazione in un ambito storicamente di competenza cantonale. Il Parlamento non sembra a sua volta intenzionato a restare a guardare.
Prima però si riuniranno a fine mese proprio i ministri cantonali dell'educazione, che dovranno decidere se richiamare all'ordine i ribelli o lasciarli fare, con il rischio che sia Berna ad agire. "I cantoni minoritari fanno il tifo per una soluzione equa e soprattutto che venga applicata, meglio di una imposta dall'alto", afferma il ticinese Manuele Bertoli.
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