Conto alla rovescia all'Università della Svizzera italiana, che da lunedì prossimo riprenderà le lezioni come gli altri atenei svizzeri. Sarà un semestre condizionato dal coronavirus. L'USI ha deciso di investire in lezioni e scambi in presenza, pur prevedendo una componente digitale. Per prevenire i contagi sono stati adottati provvedimenti: le aule sono state predisposte per garantire il rispetto del metro e mezzo di spazio fra un allievo e l'altro e anche i percorsi sono stati studiati per incanalare i flussi in modo da garantire la distanza minima. Inoltre sono stati installati distributori automatici di disinfettante. Anche allievi e docenti dovranno però fare la loro parte, evitando assembramenti e soprattutto tenendo sempre a portata di mano la mascherina da indossare per le attività ravvicinate.
Al TASIS, la scuola americana di Montagnola, la scuola è già iniziata con misure molto rigide. Tutti gli allievi hanno dovuto effettuare un tampone - 6 quelli positivi - messi subito in isolamento. Anche l'arrivo sul campus è stato scaglionato. All'USI, invece, non sono state previste misure particolari per gli studenti provenienti dall'estero, che, guardando il numero delle preiscrizioni, non si sono lasciati scoraggiare dalla situazione pandemica.
Streaming, podcast e videoconferenze saranno all'ordine del giorno dal 13 settembre praticamente in tutti gli istituti universitari della Confederazione, così come il rispetto della distanza minima, l'utilizzo della mascherina durante gli spostamenti all'interno degli edifici e i disinfettanti all'entrata. Le misure di protezione attuate variano però a seconda degli atenei, con l'obiettivo di proteggere ma anche di garantire un contatto personale tra gli universitari e i professori.
Friburgo, Zurigo e San Gallo
A Friburgo, molto frequentata dai ticinesi, i corsi saranno perlopiù in presenza, la mascherina sarà obbligatoria entrando negli edifici, nelle mense e nelle caffetterie e verosimilmente anche in classe alle facoltà di scienze e medicina, mentre per diritto si è optato per la frequenza alternata. Volto coperto negli spostamenti anche al Poli e all'Uni di Zurigo. Gli oltre 28'000 studenti di quest'ultima seguiranno i corsi in forma ibrida, così come gli iscritti a San Gallo.
Losanna
Sono 28'000 anche i giovani in formazione a Losanna, fra EPFL e università, dove ci si recherà al campus un giorno ogni tre e ci si affiderà all'insegnamento a distanza negli altri due, per limitare le persone presenti di volta in volta. Alcuni seminari con pochi iscritti non saranno soggetti a limitazioni, ha spiegato il vicerettore dell'UNIL Benoît Frund. La mascherina potrà essere rimossa solo una volta seduti quando la distanza minima di un metro e mezzo sarà garantita.
Berna e Lucerna
A Berna già questa settimana si è avuto un assaggio di quella che sarà la vita universitaria nel semestre autunnale: le giornate introduttive si sono svolte in modo decentralizzato e in parte in forma digitale. In linea di massima, tuttavia, nella capitale si punta sull'insegnamento in presenza anche se per ogni corso è disponibile un "piano B" con lezioni interamente online. E sui corsi via internet o ibridi punterà anche Lucerna.
Neuchâtel
A Neuchâtel, gli studenti si recheranno all'università solo una settimana su due: a fine settembre le diverse facoltà potranno in seguito rivalutare la situazione e adottare misure. Per garantire la distanza in classe ci saranno due colori distinti sulle sedie: il verde indica che ci sono almeno 1,5 metri di spazio fra una e l'altra, mentre il giallo impone l'obbligo della mascherina.
Ginevra
Ginevra va invece controcorrente: gli scambi tra studenti e professori sono infatti giudicati "estremamente importanti", dice il rettore Yves Flückiger. Nessuno studente sarà quindi obbligato a seguire corsi a distanza, sebbene vi sia la possibilità. Toccherà ai singoli docenti dare indicazioni sull'uso della mascherina se la distanza non può essere rispettata.