La Svizzera non ha più munizioni a grappolo: il Dipartimento federale della difesa ha comunicato che lo smaltimento di questi ordigni è stato completato lo scorso anno, nel quadro della relativa convenzione entrata in vigore nel 2013.
Si tratta di una convenzione a cui hanno aderito 120 stati e con la quale si vieta l'utilizzo di queste bombe in quanto creano elevate conseguenze umanitarie nei luoghi in cui sono impiegate, come Siria e Yemen. Sono infatti composte da una munizione madre che dopo il lancio dissemina piccoli ordigni esplosivi su vasto raggio. Un'elevata percentuale di questi ultimi resta però inesplosa e anche dopo anni dalla fine di un conflitto continua a mietere vittime tra la popolazione civile, ostacolando la ricostruzione.
Ratificando il documento nel 2012, Berna si era impegnata a distruggere i suoi stock entro il 2020. La missione è stata portata a termine nel 2018, distruggendo le ultime 60 bombe delle oltre 200’000 acquistate dalla Svizzera tra il 1988 e il 1999 e costate 626 milioni franchi. In totale sono state smaltite l'equivalente di 9'000 tonnellate di munizioni.
Circa 50 munizioni a frammentazione vengono trattenute, precisa il dipartimento della difesa, al fine di poter garantire l'istruzione degli specialisti del Centro di competenza KAMIR esperti di munizioni inesplose che sono anche impiegati all'estero nel quadro di operazioni umanitarie di sminamento.