Alcune organizzazioni, collettivi e ONG hanno lanciato martedì l'appello a Bellinzona per chiedere che la legge svizzera riconosca e protegga il diritto secondo cui ogni rapporto sessuale sia fondato sul consenso reciproco, quindi dicendo "sì".
La richiesta andrebbe a sconvolgere l'attuale paradigma previsto dal Consiglio federale, secondo il quale vale piuttosto il "no". Ciò vale a dire che è considerato stupro solo se si agisce contro la volontà della vittima. La differenza parrebbe sottile, ma invece è sostanziale. La vittima non è infatti spesso in grado di esprimere la propria contrarietà, sia per il timore di ulteriore violenza, sia perché si innesca uno stato di "freezing", una sorta di paralisi che renderebbe la pretesa di un "no" poco realistica.
La problematica che ne consegue è un profondo scoraggiamento per chi vorrebbe denunciare e, in tal senso, si calcola che sono 1 abuso su 10 viene alla galla.