Il capo del Servizio delle attività informative della Confederazione, Jean-Philippe Gaudin, in carica da 100 giorni, ha lanciato un avvertimento agli 007 stranieri che intendono attaccare infrastrutture o organizzazioni internazionali con sede in Svizzera: "La ricreazione è finita".
Operazioni russe
La nuova legge in vigore da un anno, che conferisce maggiori possibilità di azione, e la collaborazione con altri paesi hanno permesso di sventare le operazioni delle spie russe contro il laboratorio di Spiez e l'Agenzia mondiale antidoping di Losanna, un caso di recente balzato agli onori della cronaca con gli arresti compiuti in Olanda e che, come prevedibile, è stato citato nella presentazione di venerdì alla stampa. "È stata superata una linea rossa, sono atti che non possiamo tollerare", ha affermato dal canto suo il consigliere federale Guy Parmelin.
Senza gli strumenti di cui il SIC è stato ora dotato dal settembre del 2017, ha spiegato Gaudin, i risultati sarebbero stati diversi. La presenza di agenti russi sul nostro territorio non è comunque una novità, anche se -ha spiegato il 55enne vodese- il loro numero è cresciuto negli ultimi tempi. Si tratta di una presenza monitorata anche alla luce di possibile influenze sul voto federale dell'autunno 2019.
Combattenti di ritorno
Accanto ai cyberattacchi, gli occhi rimangono puntati anche su una seconda minaccia, quella terroristica: dal 2016 non si registrano nuove partenze di aspiranti jihadisti, ma la sfida è rappresentata dalla radicalizzazione e dal ritorno in patria (magari con famiglia) di combattenti recatisi in Siria o altri paesi in anni precedenti. Si tratterebbe comunque di un numero di persone piuttosto ristretto.