Sulla legge sul CO2, le due Camere restano divise. Gli Stati hanno infatti respinto oggi, giovedì, la fissazione di un obiettivo minimo per la riduzione in Svizzera delle emissioni di CO2. Il complesso dossier torna quindi all’esame del Nazionale.
Per il raggiungimento degli obiettivi legati all’Accordo di Parigi e alla legge sulla protezione del clima, approvata dal popolo lo scorso giugno, il Nazionale ha fissato ad almeno il 75% la quota di emissioni da ridurre tramite misure applicate nel Paese. Ma gli Stati con 31 voti contro 12, hanno confermato la linea perseguita dal Governo, che non comprende obiettivi quantificati ma lascia all’Esecutivo l’onere di fissare la quota di riduzione.
Le emissioni non conoscono confini, quindi non c’è molta differenza fra una compensazione in Svizzera o all’estero, ha argomentato Jakob Stark (UDC/TG). La Confederazione può e deve fare di più per avere una politica climatica “seria, efficace e ambiziosa”, ha invece replicato invano Céline Vara (Verdi/NE)
Notiziario delle 11:00 del 29.02.2024
Notiziario 29.02.2024, 11:30
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Il dibattito si è esteso anche al sostegno finanziario federale, nella misura di 20 milioni di franchi, per l’installazione di stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Ma a differenza del Nazionale, la Camera dei cantoni lo ha respinto, con 24 voti contro 20, ritenendo che non spetti alla Confederazione contribuire a questo finanziamento.
Per contro i due rami del Parlamento sono allineati su alcuni punti, come ad esempio la questione dei carburanti rinnovabili. Il Governo punta ad un obbligo d’immissione, che però implicherebbe un aumento ulteriore dei prezzi dei carburanti di circa 5 centesimi. Ambedue le Camere si oppongono, per il timore di costi aggiuntivi a carico dei consumatori e per la possibilità del lancio di un referendum.