Svizzera

Studenti cinesi sorvegliati all’estero, anche in Svizzera

Lo denuncia un rapporto di Amnesty international e lo conferma una sinologa dell’Università di Zurigo: “Atmosfera più restrittiva dal 2018-19, c’è paura”

  • 13 maggio, 13:56
  • 13 maggio, 13:56

Sorvegliati gli studenti cinesi all'estero

Telegiornale 13.05.2024, 12:30

Di: TG-Pacella/dielle

Gli studenti cinesi che si trovano all’estero sono strettamente sorvegliati dal governo di Pechino. A dirlo è un rapporto di Amnesty international, secondo il quale il controllo del partito comunista avrebbe delle radici profonde anche in Europa, Svizzera compresa.  

“Sei sorvegliata e, anche se siamo dall’altra parte del pianeta, possiamo comunque raggiungerti”. Questo è ad esempio un chiaro messaggio riferito da una studentessa cinese in Europa, citato nel rapporto di Amnesty. Lo ha ricevuto dopo che i genitori sono stati interrogati in Cina da agenti governativi. La ragazza poco prima aveva partecipato a una manifestazione di commemorazione per i fatti di piazza Tienanmen.

“Gli studenti ci hanno detto che hanno paura di essere sorvegliati e molestati anche se si trovavano all’estero – spiega alla RSI Sarah Brooks di Amnesty International –. Lo Stato cinese è in grado di violare palesemente i diritti umani all’interno e all’esterno dei suoi confini. Le famiglie, o gli amici di studenti, per esempio, possono essere presi di mira all’interno della Cina come mezzo per cercare di metterli a tacere all’esterno”.

Tra gli otto paesi analizzati tra Europa e Stati Uniti c’è anche la Svizzera. E dei casi ci sono stati anche all’università di Zurigo, come ci conferma la sinologa Simona Grano: “Qualche anno fa uno studente cinese mi disse che non sarebbe venuto la settimana successiva alla mia lezione perché avevo invitato a parlare il rappresentante di Taiwan in Svizzera. Io gli chiesi ‘come mai’ e lui mi rispose che l’ambasciata cinese gli aveva detto di non venire. Mi resi quindi conto che questo studente aveva degli scambi attivi con l’ambasciata cinese riguardanti il mio corso. In generale, quello che noto è che nei miei corsi in cui parlo di politica o di temi considerati sensibili come i rapporti Cina-Taiwan, se sono presenti studenti cinesi non rispondono alle mie domande in classe, ma preferiscono venire da me dopo privatamente, in modo da evitare di esporsi davanti ad altri studenti cinesi che non conoscono”.

Secondo Grano l’atmosfera si è fatta sempre più restrittiva a partire dal 2018-19, periodo che corrisponde circa al consolidamento di potere da parte di Xi Jinping: “A mio parere la Cina con queste misure persegue due obbiettivi: mettere a tacere le voci dissonanti e assicurarsi che la versione che viene propagata all’estero di questioni e tematiche controverse in Cina sia il più possibile conforme alla versione del partito”.

Da parte sua, Sarah Brooks, sottolineando le responsabilità del governo cinese, ritiene altrettanto fondamentale “pensare al ruolo delle istituzioni e dei Paesi ospitanti, così come ai modi in cui le università possono unirsi per cercare di trovare soluzioni e rendere l’esperienza della repressione transnazionale meno dolorosa, meno spaventosa, meno impattante o, auspicabilmente, trovare mezzi per prevenirla del tutto”.

Correlati

Ti potrebbe interessare