Timori apocalittici e strategie di sopravvivenza prendono forma al Mudac di Losanna con la mostra “We will survive.” Dedicata al movimento dei survivalisti o “preppers”, l’esposizione esplora come la paura di catastrofi globali – tra cui guerre nucleari, collassi economici e pandemie – abbia dato origine a una cultura della preparazione estrema.
La curatrice della mostra, Jolanthe Kugler spiega ai microfoni del Telegiornale: “I preppers credono che l’essere umano, trasformatosi nel tempo in qualcosa di inimmaginabile, possa arrivare a distruggere se stesso”. Si preparano a tutto, mentre la maggior parte delle persone resta ferma, fiduciosa che un’apocalisse non sia imminente.
Oggetti d’uso, kit di emergenza e documentari mostrano gli strumenti e le abitudini di chi si organizza per l’imprevedibile. Anche la Svizzera, con i suoi bunker e rifugi antiatomici, riflette un survivalismo di Stato. La mostra sarà visitabile fino al 9 febbraio.
I bunker in Svizzera
Secondo l’Ufficio federale della protezione della popolazione, fino al 2022 la Svizzera contava circa 9,3 milioni di posti protetti in circa 370’000 rifugi – 9’000 dei quali bunker pubblici – per circa 8,7 milioni di abitanti. Questo corrisponde a un tasso di copertura del 107%. Esistono tuttavia delle disparità perché cinque Cantoni, ad esempio Vaud, hanno una copertura inferiore al 100%.