Una delle questioni più delicate che riguardano l'emergenza coronavirus è la capacità del sistema sanitario di accogliere i pazienti in condizioni gravi. Lo dimostra la situazione della regione Lombardia, dove la disponibilità di letti in terapia intensiva, dopo 22 giorni dal primo caso di contagio, è al limite.
In Svizzera, Lo stesso provvedimento del Consiglio federale emanato venerdì prevede, tra le altre misure, che i cantoni notifichino regolarmente il numero totale e l'occupazione dei posti letto ospedalieri, nonché quelli destinati alle cure intense e la disponibilità di apparecchi per l'ossigenazione extracorporea (i cosiddetti respiratori). Al momento, nella Confederazione ci sono 82 stazioni dedicate alla terapia intensiva, che hanno complessivamente fra i 950 e i 1'000 letti a disposizione, di cui circa 850 provvisti di dispositivi per l’aiuto alla respirazione.
Ma il Dipartimento della difesa oggi ha sottolineato che le strutture sanitarie devono prepararsi e creare capacità aggiuntive per i pazienti con il coronavirus. Per questo dovranno essere rinviati gli interventi non assolutamente necessari e si farà in modo che chi è attualmente ricoverato in terapia intensiva possa lasciare il reparto il prima possibile.
Nei giorni scorsi, il primario del reparto infettivologia dell'ospedale di San Gallo, Pietro Vernazza, aveva dichiarato che "in determinate circostanze non saremo più in grado di offrire cure di punta, ottimali a tutti i malati gravi. Saremo chiamati a scegliere se ricoverare in cure intense pazienti di una certa età in condizioni disperate oppure dare la precedenza ad un malato più giovane".