La Svizzera sta per effettuare i primi test su diversi farmaci per stabilirne l'efficacia contro l'epidemia da coronavirus nell'ambito di uno studio lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
L'obiettivo sarà quello di valutare la idrossiclorochina, oggetto di molte discussioni fin dall'inizio della crisi sanitaria, ma anche il Remdesivir e il Kaletra, finora usati per trattare rispettivamente il virus Ebola e l'HIV. L'elenco dei farmaci, il loro dosaggio e la durata del trattamento sono determinati dall'OMS.
I test saranno condotti su tutti i tipi di pazienti ospedalizzati, che siano minimamente colpiti o che siano in terapia intensiva. Per il confronto ci sarà un gruppo di malati a cui non vengono somministrati i farmaci, spiega il dottor Oriol Manuel, medico dell'ospedale universitario di Losanna (CHUV) e ricercatore principale per la Svizzera nello studio clinico denominato "Solidarity". I primi pazienti svizzeri saranno inclusi nello studio al più tardi la prossima settimana.
Attualmente sono in corso diverse ricerche ma questa è l'unica avviata dall'OMS, precisa Manuel. Vi partecipano decine di Paesi. In Svizzera sono coinvolti 16 ospedali, con il CHUV di Losanna nel ruolo di coordinatore. Rispetto ad una normale sperimentazione clinica, "Solidarity" è semplificata per ottenere risultati in tempi brevi. In particolare in questi test non viene utilizzato alcun placebo. La durata della ricerca e il numero di malati esaminati dipenderanno dall'evoluzione della pandemia e dai risultati dello studio. L'obiettivo è quello di testare "diverse centinaia di pazienti" in Svizzera e "diverse migliaia o addirittura decine di migliaia" in tutto il mondo, aggiunge Manuel.
Il coordinatore per la Svizzera precisa poi che "lo studio sarà continuamente rivalutato" e i primi risultati saranno annunciati dall'OMS. "Non sappiamo quando, ma potrebbe essere fra poche settimane".
L'operazione in Svizzera è finanziata dal Fondo Nazionale (FNS) per un importo di 1,6 milioni di franchi. Vi partecipano gli ospedali universitari di Losanna, Ginevra, Berna e Basilea, le reti ospedaliere del Vallese e di Neuchâtel, l'ospedale della Riviera-Chablais, quello del Giura e quelli cantonali di Friburgo, Soletta, Aarau, Turgovia e Baden (AG).
E mentre i ricercatori di tutto il mondo - lo sappiamo - sono impegnati a tentare di sconfiggere il coronavirus, proprio da Bellinzona arriva una speranza, legata ad una possibile terapia; ci stanno lavorando, fianco a fianco, l'Istituto oncologico di ricerca e l'Istituto di ricerca in biomedicina. Nel loro mirino c'é una proteina. Il professor Franco Cavalli ha spiegato alla RSI: "Abbiamo in mente una terapia con due farmaci già esistenti". Una ricerca -va ripetuto- ancora ai primi passi.
CSI 18.00 del 10.04.2020 L'intervista a Franco Cavalli
RSI Info 10.04.2020, 20:15
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