La maggior disponibilità della popolazione a farsi vaccinare non è una sorpresa per Alain Berset, intervistato dal TG. Il ministro della sanità ha risposto a chi sostiene che la Svizzera proceda lentamente con le vaccinazioni: "Siamo molto ben preparati, siamo fra i Paesi meglio posizionati al mondo, con la scelta dei prodotti, con le dosi che sono state ordinate e che sono già nel nostro paese. Abbiamo mezzo milione di vaccini pronti, e il loro numero aumenterà ancora nelle prossime settimane, questo funziona molto bene". Le differenze tra i cantoni sono evidenti, ma Berset non ha dubbi su chi sia messo meglio: "C'è un allievo modello, il migliore della classe, che è il Ticino, dove si sta facendo un ottimo lavoro. Ora penso che tocca agli altri cantoni recuperare terreno".
Il vaccino c'è, ma non basta da solo. Lo testimonia il nuovo giro di vite deciso dall'Esecutivo federale, che ha imposto un quasi lockdown dovuto anche all'aumento dei casi delle varianti del coronavirus in Svizzera. Una decisione molto sofferta a discussa: "Abbiamo moltissime discussioni intense in Consiglio federale, da un anno ormai. E va bene così, perché dobbiamo trovare la via giusta, per minimizzare le sofferenze. Le sofferenze sanitarie, ma anche economiche o sociali. Non è un cammino facile da compiere. E adesso con la mutazione del virus, c'è la prossima difficoltà. Queste nuove varianti sono già da noi, il numero raddoppia ogni settimana. Ci troviamo nella situazione in cui si trovava il Regno Unito all'inizio di dicembre. Se non facciamo nulla adesso, il risultato sarà semplice: un esplosione dei casi in febbraio, e una conseguente chiusura totale. Per una volta abbiamo un certo vantaggio e ci è parso molto più saggio arginare i contagi ora, per offrire delle prospettive più tardi".
Il consigliere federale si è poi soffermato sul compito che da ormai un anno sta catalizzando i suoi sforzi, spiegando come ci si approccia davanti a una crisi sanitaria come questa: "Quello che caratterizza una crisi, sono le molte incertezze e l'insicurezza generale. Senza incertezze e insicurezze, non avremmo una crisi. Quindi è normale, in una situazione simile, prendere delle decisioni basandosi sulle informazioni di quel momento. Ma si deve essere flessibili e modesti di fronte all'evoluzione dei fatti. Quello che è vero oggi, forse sarà sbagliato domani, perché degli studi mostreranno che sono stati compiuti degli errori. Dobbiamo sempre poter correggere il tiro, e ci vogliono trasparenza, onestà, e come detto molta flessibilità e modestia.