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Triage, come funziona?

L'intervista alla professoressa Samia Hurst-Majno: "Si basa su equità e rispetto del valore uguale della vita"

  • 7 novembre 2020, 14:15
  • 22 novembre, 18:13
03:11

Radiogiornale delle 12.30 del 07.11.2020: l'intervista alla professoressa Samia Hurst-Majno, di Lucia Mottini

RSI Info 07.11.2020, 14:15

  • Archivio tipress
Di: Lucia Mottini 

In Svizzera le strutture ospedaliere sono sotto pressione, tanto che alcuni malati sono già stati trasferiti dalla Svizzera romanda, verso la Svizzera tedesca. Una misura che dovrebbe permettere di posticipare il momento in cui si dovranno applicare dei criteri più restrittivi per l'ammissione alle cure intensive. Ma quali saranno i principi di questa selezione? Le spiegazioni della docente di bioetica all’Università di Ginevra Samia Hurst-Majno, membro dell’Ethical Legal Social Issues advisory group del Swiss Personalised Health Network, della Commissione nazionale di etica nel campo della medicina umana e del Senato dell’Accademia Svizzera delle Scienze mediche:

Alcuni giorni fa è stata pubblicata la terza versione delle Direttive per la selezione delle ammissioni in caso di saturazione delle cure intensive. Samia Hurst-Majno, quali ne sono i principi basilari?

"Il principio di base è l’equità: la giustizia distributiva. Per distribuire in modo equo una risorsa rara occorre da un lato tenere conto della prognosi a breve termine e dall’altro cercare di fare il maggior bene possibile con la risorsa disponibile. Se ci sono due pazienti bisognosi di cure e scegliete quello che ha poche possibilità di farcela, c’è un alto rischio che entrambi muoiano. Se invece ammettete alle cure intensive quello che ha migliori possibilità, riuscirete forse a salvare almeno uno dei due. L’altro principio è il rispetto del valore uguale della vita di ognuno. È molto importante che i criteri della prognosi a breve termine e di quanto bene si può fare alla persona, siano applicati a tutti, indipendentemente dall’età, dall’appartenenza sociale, politica, religiosa..."

Anche la geografia conta, se pensiamo alla situazione diversificata sul piano svizzero?

"La geografia è un parametro molto importante: se ci si mettesse a fare una selezione localmente quando ci sono ancora posti altrove, ci sarebbe una disuguaglianza di trattamento sulla base del luogo di residenza. È un po' come se si attribuisse un valore minore alla vita di una persona perché si trova in una regione con molti contagi rispetto a quella che abita in una regione con pochi contagi. Per questo è importante che si decida sul piano nazionale il momento in cui si passa alla selezione dei pazienti ammessi alle cure intensive. Conterà non solo la disponibilità dei letti, ma soprattutto la possibilità di realizzare questi trasferimenti. Non tutti i pazienti sono trasportabili e occorre avere anche i mezzi, in termini di elicotteri con lo spazio sufficiente."

Ora ci sarà un organismo sul piano nazionale incaricato di coordinare la distribuzione e i trasferimenti. Ma torniamo ai criteri in base ai quali si deciderà. L’età è un elemento che entra in gioco?

"Il criterio dell’età è particolarmente importante da chiarire perché nelle discussioni si sente a volte dire “ma muoiono solo gli anziani”, come se fosse meno grave e si giustificasse un minor sforzo per salvare le vite in età avanzata. Non si rispetterebbe così il principio del valore uguale della vita di ognuno. Occorre inoltre pensare all’impatto di questi propositi sulle persone anziane che li sentono. Nel caso della forma grave del Covid-19 però, l’età ha un influsso importante sulla prognosi a breve termine. È uno dei fattori di cui bisogna tenere conto: escluderla sarebbe ingiusto verso le persone che hanno altri fattori che influiscono sulla prognosi a breve termine. C’è un altro aspetto: escludendo il fattore età, si finirebbe per sottoporre più persone molto anziane a cure molto invasive spesso mal sopportate in tarda età."

Concretamente chi deciderà chi ammettere oppure no?

"La decisione viene presa dalla squadra che si occupa delle cure intensive: occorre che vi siano persone con esperienza e che ci sia una discussione pluridisciplinare. Non sono mai decisioni semplici o prese alla leggera. Nelle direttive abbiamo semplicemente reso esplicita una pratica che già esiste. È anche previsto che siano spiegati i criteri della decisione e che nel dossier figurino i nomi di chi l’ha presa, per ragioni di trasparenza."

Esistono già da prima della pandemia delle indicazioni che permettono di decidere se è il caso di ricoverare una persona alle cure intensive. Che cosa cambia concretamente con queste direttive?

"Quello che cambia nella situazione attuale è che si restringono i parametri: invece di escludere chi non ha possibilità di farcela, si dovranno rifiutare anche quelli che ne hanno ma poche."

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