Svizzera

Un WEF senza precedenti

Mai, come quest’anno, la partecipazione di capi di Stato e personalità è stata così alta. Su tutti, svetterà Trump

  • 23 gennaio 2018, 08:25
  • 23 novembre, 02:51
Tutto pronto a Davos

Tutto pronto a Davos

  • ©WEF

L’edizione del 2018 del Forum economico mondiale (WEF) di Davos si presenta come l’edizione di Donald Trump, il secondo presidente degli Stati Uniti a partecipare alla grande kermesse grigionese, dopo Bill Clinton.

Una presenza che rischia di offuscare tutto il resto. A partire dal tema scelto “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”. Un titolo che è il riconoscimento da parte del Forum di un mondo dove fanno capolino protezionismi, per non dire nazionalismi, che si contrappongono alla filosofia stessa degli incontri di Davos, che punta sulla globalizzazione. Il pragmatismo del mondo economico ha capito che i popoli non sono più disposti ad acquistare a scatola chiusa il dogma della globalizzazione.

E a discutere di questo, a trovare soluzioni, a cercare il confronto quest’anno saranno più di 70 capi di Stato o di Governo e 38 responsabili delle maggiori organizzazioni internazionali. Tra i nomi di spicco, il primo Ministro indiano Narendra Modi, al quale è stato dato l’onore del discorso di apertura, ci sarà la cancelleria tedesca Angela Merkel, la premier britannica Theresa May, il presidente francese Emanuel Macron o ancora il primo ministro israeliano Benjamin Netanyauh, senza dimenticare i consiglieri federali elvetici, che dovranno fare gli onori di casa, a partire dal presidente della Confederazione Alain Berset.

Un’edizione senza precedenti in quanto a partecipazione e “qualità” degli ospiti. Ma non solo, anche la presenza femminile batterà ogni record, con il 21% percento di partecipanti.

Un forum, che, come spesso accade, soprattutto negli ultimi anni, viene accusato di non portare a nulla di concreto. Viene indicato come un’autocelebrazione del potere economico e politico. Una festa alla quale vengono invitati per cortesia anche esponenti della società civile critici verso questo potere.

Ma non è così. A Davos le parole dette a volte pesano sull’agenda dei leader mondiali. Se lo scorso anno fu il presidente cinese Xi Jinping a stupire la platea, con una strenua difesa del libero mercato e della globalizzazione, non propriamente in linea con l’ideologia comunista, l’attesa quest’anno è per le parole dell’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump. Il leader di un mondo che ha fatto delle libertà economiche uno stile di vita, ha invece una visione opposta, più portata alla chiusura. Venerdì pomeriggio alle 14.00, quando Trump parlerà, sapremo se Davos ci mostrerà ancora “il mondo alla rovescia”. Anche questa è frammentazione. Ideologica, se non altro.

Marzio Minoli

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