Un terzo delle capanne alpine svizzere è a rischio. A renderlo noto è il Club Alpino Svizzero (CAS), che ha realizzato recentemente un nuovo studio sulle sfide del turismo ad alta quota. La colpa è del caldo imperante che, spingendo sempre più in alto l’isoterma di zero gradi, minaccia il permafrost in altitudine. Il suo scioglimento comporta danni strutturali ai rifugi, implicando (potenzialmente) il loro slittamento a valle.
“A livello di permafrost calcoliamo che un terzo delle capanne è in zona a rischio”. Così Ulrich Delang, responsabile settore alpino del CAS. “Attualmente abbiamo già alcuni rifugi che dobbiamo costruire a nuovo: sono degli investimenti molto importanti”. Per garantire la sicurezza delle cascine infatti, “stimiamo degli investimenti di 10-20 milioni di franchi annui e circa il 20-25% di questi è legato al cambiamento climatico”.
Un caso emblematico lo offre la capanna vallesana del Rothorn. “La capanna presenta spaccature un po’ ovunque” ha dichiarato André Berger, presidente del CAS della sezione Alta Argovia. “Abbiamo dovuto montare anche blocchi in metallo per tenere assieme le pareti”.
Ma le puntuali contromisure non sono bastate per garantire il futuro della capanna e un nuovo rifugio è in costruzione pochi metri più a valle.
E se di fronte al cambiamento climatico la Rothorn sopra Zermatt non si scoraggia, la Mutthornhütte del canton Berna ha dovuto chiudere i battenti quest’anno. Una sorte che, secondo il CAS, spetterà ad almeno altre tre capanne nel prossimo futuro.