Il 2022 è stato un anno da record per le capanne del Club alpino svizzero. Nei quasi 160 anni di storia, l'organizzazione non aveva mai registrato così tanti pernottamenti nei suoi 147 rifugi: sono stati 374'925, 15'000 in più del primato precedente risalente al 2009, per un fatturato complessivo di 37,9 milioni di franchi. È notizia di una settimana fa e "anche in Ticino non possiamo lamentarci, è andata bene. Le condizioni climatiche hanno favorito le escursioni in montagna d'estate mentre d'inverno è andata male per l'assenza di neve", ha detto il presidente del comitato cantonale Giovanni Galli domenica a SEIDISERA. Il record non è però stato battuto, proprio a causa di una stagione fredda deficitaria per i rifugi rimasti aperti. E poi "pure d'estate abbiamo la sensazione che siano mancati un po' di ticinesi, tornati a viaggiare anche oltre frontiera" dopo la pandemia, ha detto Galli.
La capanna di Sciora in Val Bondasca chiusa a causa della frana del Cengalo nel 2017
Quattro capanne svizzere non hanno potuto aprire lo scorso anno a causa di eventi naturali e dei cambiamenti climatici: sono quella di Sciora in Val Bondasca (GR), teatro della grande frana del 2017, del Mittelaletschbiwak in Vallese distrutto da una valanga nel 2019 e di due rifugi bernesi: la Trifthütte danneggiata da una slavina nel 2021 e la Mutthornhütte dove l'accesso è vietato dalle autorità a causa dei movimenti di roccia provocati dallo scioglimento del permafrost. Per queste ultime due si cercano nuove sedi.
Soluzioni tecniche o ottimizzazione dei consumi per far fronte alla carenza di acqua
Il problema maggiore un po' ovunque, sottolineato già nella nota di fine febbraio, è però un altro: la scarsità di acqua. Solo misure di risparmio e un'attenta gestione della risorsa hanno impedito una chiusura anticipata delle strutture, precisava il comunicato. "Già all'inizio dell'estate abbiamo avuto problemi", ha confermato sulle onde della RSI Philippe Wäger, che al CAS è responsabile di capanne e ambiente. Si cercano soluzioni a lungo termine e a breve termine. Per quanto riguarda le prime "ha senso installare toilette secche e serbatoi quando abbiamo progetti di ricostruzione", ha spiegato. E "in Bassa Engadina si fa una sorta di snow farming, coprendo la neve per rallentare lo scioglimento, ma nel 2022 ce n'erano solo 80 centimetri", non abbastanza.
In Ticino la situazione è un po' diversa, "nelle capanne abbiamo acqua di sorgente ed è difficile realizzare i sistemi a secco, che impongono modifiche strutturali importanti e onerose", ha affermato Galli. "Quello che cerchiamo di fare è ottimizzare i consumi e attingere magari da fonti alternative, anche da riali, per utilizzi che non impongono acqua potabile".
La stagione, per altro, per effetto dell'inverno senza neve potrebbe persino allungarsi, anticipando la classica apertura di giugno: "Certe capanne di fatto sono già oggi raggiungibili senza calpestare la neve".
L'altra difficoltà consiste nella ricerca dei capannari. "Non è facile trovare persone che si vogliano impegnare in questa avventura, è una professione impegnativa, vuol dire lavorare sette giorni su sette e servono varie competenze, in cucina, tecniche per tutte le piccole manutenzioni, di accoglienza e linguistiche. I requisiti sono quindi molto alti", ha confermato Galli
SEIDISERA 18.00 del 05.03.2023 Il servizio di Camilla Camponovo
RSI Info 05.03.2023, 18:30
L'Alpe di Caviano cerca un "capanàt"
Il patriziato di Castel San Pietro, intanto, sta proprio cercando una persona, anzi idealmente una coppia, che possa gestire in futuro per almeno 10 mesi all'anno la capanna sull'Alpe di Caviano, a quasi 1'000 metri di quota sul Monte Generoso. Finora gestita da volontari, è in fase di ristrutturazione e i lavori termineranno fra la fine dell'estate e l'autunno. Le candidature vanno inviate entro il 31 marzo, mentre il contratto partirà da inizio 2024. Il progetto si inserisce nel concetto di albergo diffuso e che intende collegare una vasta area del Monte Generoso per favorire il rilancio turistico. Due delle strutture previste sono già funzionanti da un anno, quella dell'Alpe di Caviano oltre a cucina e refettorio conterà una ventina di posti letto.