Le capanne alpine faticano a far quadrare i conti. E questo malgrado il caldo, che sta invogliando molta gente ad andare in montagna. Il Club Alpino Svizzero chiede flessibilità nell’offerta, ma anche un aumento dei prezzi.
Sono 153 le capanne affiliate al Club Alpino svizzero, molto ben frequentate anche quest'estate, ma che per la maggior parte lamentano una mancanza di redditività. "La maggioranza delle capanne non guadagna abbastanza e questo si ripercuote anche sulla sezione del Club alpino svizzero, da cui dipendono. In troppi casi i costi di gestione non possono essere coperti. Poi ci sono le ipoteche da rimborsare per i lavori di manutenzione e ammodernamento delle strutture. Tutto questo limita anche altri investimenti interni", spiega Bruno Luti, responsabile del dipartimento Capanne alpine del Cas.
Sono 52 Le capanne in Vallese affiliate al Club Alpino svizzero, 35 nei Grigioni, 27 a Berna, 9 in Ticino e via fino alle 153 in totale. Capanne diverse in regioni diverse, con gradi diversi di difficoltà per essere raggiunte, altitudini diverse, ma problemi simili. "Ci sono una dozzina di capanne che possono avere sia una stagione estiva che una invernale e possono dunque restare aperte per una decina di mesi all'anno. Per queste la situazione è migliore. Per tutte le altre, soprattutto quelle che richiedono più tempo o vie più difficili per essere raggiunte. Non è facile".
I prezzi per passare la notte o consumare una bibita o un pasto in una capanna alpina sono concorrenziali, soprattutto rispetto alle stazioni turistiche di grido. Una ventina di franchi per mangiare, meno di 100 per dormire. Aumentare i prezzi potrebbe allora essere una soluzione. "Noi possiamo solo dare dei consigli e questo è certamente uno. Le nostre raccomandazioni non sono vincolanti per le capanne. Non siamo noi a controllare i prezzi. Abbiamo però l'impressione che in alcuni rifugi i prezzi siano troppo bassi e che invece in altri casi si possano modificare a seconda dell'esigenza. Bisognerebbe insomma essere più flessibili. Si può ad esempio chiedere qualcosa in più il fine settimana o offrire dei pacchetti speciali in settimana, chiedere un sovrapprezzo per la carne, fare degli sconti gruppo o famiglia o ancora anticipare o posticipare l'inizio e la fine della stagione".
Toccare i prezzi può però anche avere effetti negativi, ovvero spingere gli ospiti a consumare meno o a cambiare destinazione. Ospiti che il Club alpino svizzero ha deciso di coinvolgere per trovare una soluzione, lanciando un sondaggio, in agosto e settembre, chiedendo anche chiaramente quanto in più si è disposti a pagare per un soggiorno in capanna.
La situazione in Ticino
E in Ticino, ci siamo chiesti, com'è la situazione? L'aumento dei prezzi è un'opzione considerabile o si rischia di perdere clienti? la RSI ha raccolto alcune voci di chi - per il Club Alpino svizzero - le capanne le gestisce.
Dopo 33 anni di attività, Franco Demarchi si appresta a concludere la sua ultima stagione da guardiano nella capanna a Campo Tencia, noto rifugio nelle Alpi, Lepontine. La sua esperienza è preziosa e gli fa dire che bisogna stare molto attenti ad alzare troppo i prezzi. "Quest'anno abbiamo notato chiaramente un aumento dei prezzi notevole. Lo si vede nell'acquistare la merce. Qualche capanna sicuramente avrà dovuto adeguare un po' i prezzi. Io devo essere sincero, per un socio la capanna va ancora, ma per un non socio la cifra è abbastanza alta".
Sulla stessa linea anche Simone Keller, che gestisce la capanna Michela Motterascio, in Valle di Blenio. "Da una parte bisogna rimanere abbordabili per tutti, anche per le famiglie, per chi magari non ha abbastanza soldi, che cerca comunque la semplicità. Poi tanti pensano che automaticamente meno comfort significa anche pagare di meno. Purtroppo non tanti sanno che ci sono costi per far andare avanti una capanna: bisogna portare la merce in volo, portare acqua potabile ed elettricità. Ovviamente in capanna le cose dovrebbero costare di più. Fondamentalmente non è così".
Proporre pacchetti speciali per famiglie o prezzi più alti per il fine settimana è una strada percorribile anche a sud delle Alpi? Lo abbiamo chiesto a Richard Knupfer, vice presidente della sezione Ticino del CAS e responsabile delle Capanne. "Esiste anche nel turismo delle capanne un'alta e una bassa stagione, ossia c'è un periodo dove c'è forte richiesta, dove si potrebbe aumentare i prezzi, come pure si potrebbero aumentare i prezzi durante il fine settimana quando c'è una forte afflusso e agevolare la permanenza in capanna in settimana quando c'è meno richiesta. Al momento noi non applichiamo queste differenziazioni di prezzo, è una via percorribile, noi semplicemente facciamo uno sconto famiglie, però aumenti in questo senso al momento non sono previsti."
E se invece di alzare i prezzi si decidesse di abbassarli, magari rinunciando a qualche comfort?
"Bisognerebbe avere il coraggio. Penso che nei prossimi dieci, vent'anni questo succederà di tornare indietro, eliminando per esempio tutto il fresco, rinunciare all'insalata, questo ovviamente ha un prezzo, per portare in volo la merce fresca. O eliminare le docce. L'anno scorso non avevamo più acqua potabile, le sorgenti erano finite, abbiamo chiuso le docce e quindi la gente ha quasi anche apprezzato di non avere più questo comfort. Abbiamo potuto risparmiare sia voli che bombole di gas per scaldare l'acqua. Ci sono sicuramente soluzioni che si potrebbero valutare in futuro per non danneggiare chi già oggi fa fatica a venire a trovarci", spiega Simone Keller.
Un'opzione che però non piace molto a Knupfer. "Sicuramente non andremo a togliere il comfort che è stato raggiunto fino ad oggi, perché questo vorrebbe dire fare un passo indietro e dunque non mi sembra una via percorribile. L'aumento dei prezzi, per quel che riguarda la parte di alloggio, al momento non è prevista. Per noi è anche una questione un politica, nel senso che si vuole continuare a incentivare a venire in capanna tutte le persone. Non si vorrebbe alzare troppo il prezzo, proprio perché è una forma di turismo che deve essere accessibile per tutti".
Ricordandosi sempre che le capanne sono capanne, e non alberghi di montagna.