"È una notizia che aspettavamo da 20 anni, una pietra miliare". A dirlo Ansgar Feldbecker, il presidente dell'associazione svizzere delle cliniche della memoria, che si rallegra dell'omologazione da parte delle autorità americane del nuovo farmaco contro l'Alzheimer sviluppato in Svizzera e che, stando al parere degli esperti, non era sostenuto da prove sufficienti della sua efficacia sui pazienti, se non nella fase iniziale della malattia.
La sede della Biogen
Lo specialista dell'ospedale cantonale di San Gallo ammette che si tratta di un prodotto "controverso e con una storia travagliata", ma la decisione presa in via d'urgenza a suo avviso è comunque saggia: saranno condotte nuove sperimentazioni e nei prossimi 9 anni si saprà di più sugli effetti benefici, ma nel frattempo le persone che aspettano una cura non dovranno "attendere altri 10 anni". "Anche se ci sono ancora punti interrogativi, si tratta di un farmaco promettente", dice il neurologo. Dopo decenni di fallimenti della ricerca in questo campo, un successo potrebbe innescare una nuova dinamica che permetta di capire tutte le sfaccettature della malattia e favorire la messa a punto di nuove terapie.
Gli esperti erano scettici, la FDA ha dato comunque il via libera
"Venti anni fa", spiega ancora Feldbecker, "eravamo allo stesso punto con la sclerosi multipla, a quel momento quasi incurabile. Poi arrivò un nuovo farmaco, che non era dei migliori ma che ha ridato slancio alla ricerca e oggi ci sono più trattamenti efficaci per mantenere sotto controllo la malattia".
Detiene un brevetto
Importanti ricadute per l'Università di Zurigo
L'Università di Zurigo potrebbe incassare qualcosa come 100 milioni di dollari all'anno - sotto forma di una partecipazione alle vendite - se il nuovo farmaco contro l'Alzheimer promosso dalla società statunitense Biogen dovesse rivelarsi un successo. Lo afferma il Tages-Anzeiger. Il principio attivo del preparato è anche frutto infatti del lavoro dei ricercatori dell'ateneo elvetico. L'istituto detiene tuttora un importante brevetto, mentre i ricercatori interessati, Roger Nitsch e Christoph Hock, hanno optato per uno spin-off, cioè una società autonoma di commercializzazione, che si chiama Neurimmune e che ha sede a Schlieren (ZH). Un modo di procedere usuale. Il quotidiano mette però anche in luce come nel contempo il medicinale potrebbe tradursi in un enorme onere per il sistema sanitario elvetico in caso di approvazione da parte di Swissmedic. Molti pazienti potrebbero prenderlo per anni e il prezzo sarà elevato. Negli Stati Uniti Biogen chiederebbe 56'000 dollari all'anno, molto più dei 2'500-8'300 ipotizzati inizialmente dagli esperti. Il fatturato generato è stimato fra i 5-6 miliardi (che con una quota del 2% genererebbero i 100 milioni per l'Università di Zurigo) e i 112 miliardi se fosse somministrato a un terzo dei malati nei soli Stati Uniti.