"Una forma di sorveglianza elettronica di massa da parte dello Stato, che non avremmo mai accettato se non ci fossimo convinti dell'idea che fosse il prezzo da pagare per far riprendere il paese dalla paralisi senza precedenti che abbiamo vissuto troppo a lungo": sono questi, nelle parole dell'unico deputato membro del comitato, il consigliere nazionale vallesano Jean-Luc Addor, i motivi che hanno spinto un gruppo nato in Romandia a promuovere il referendum contro la base legale dell'applicazione SwissCovid, attraverso la quale vengono tracciati i contagi da coronavirus in Svizzera.
Stando ai promotori, che hanno tenuto martedì una conferenza stampa, è necessario che i cittadini si esprimano alle urne sulle norme contenute nella legge sulle epidemie, norme che sono state adottate dal Parlamento il 19 giugno e che sono già in vigore. L'applicazione, il cui uso è facoltativo, è nel frattempo utilizzata attivamente da poco meno di un milione di persone nella Confederazione. È tuttavia in perdita di velocità: Il weekend scorso ha tuttavia perso 34'000 utenti in soli due giorni.
I referendisti hanno tempo fino all'8 ottobre per raccogliere 50'000 firme.