Svizzera

Uteri in affitto all'estero

Il divieto di ricorrere alla maternità surrogata in Svizzera viene spesso aggirato: lo scorso anno almeno 48 casi

  • 28 giugno 2020, 12:18
  • 22 novembre, 19:04
00:35

Notiziario 08.00 del 28.06.20: un divieto spesso aggirato

RSI Info 28.06.2020, 12:00

  • Keystone
Di: Diem/ATS 

Il divieto di ricorrere a madri surrogate in Svizzera viene spesso aggirato dalle coppie che desiderano un figlio andando all'estero: lo dimostra un'inchiesta fatta presso gli uffici cantonali dello stato civile che per la prima volta ha raccolto dati ufficiali che permettono di disporre di una fotografia attendibile del fenomeno in tutta la Confederazione. Secondo i dati pubblicati dalla NZZ am Sonntag solo l'anno scorso sono stati segnalati 48 casi, il doppio rispetto al 2016.

La maggior parte dei bambini delle coppie svizzere che hanno trovato donne all’estero disposte a portare in grembo un figlio per loro è nata negli Stati Uniti. Seguono Ucraina e Canada. I dati sono molto superiori alle stime delle autorità federali, ma secondo gli esperti del settore quelli reali sarebbero ancora più alti.

In Svizzera la maternità surrogata è vietata dalla Costituzione federale dal 1° gennaio 2001 e nella legge sulla medicina della procreazione. Il Consiglio federale ha più volte confermato di non ritenere necessario un allentamento ritenuto che i motivi alla base del divieto (protezione della dignità della madre surrogata, del nascituro e del bene del bambino) sono sempre validi.

Una soluzione multilaterale per regolamentare la situazione e constare gli abusi viene ricercata nell'ambito della Conferenza dell'Aia di diritto internazionale privato. Ma, come spiegava a suo tempo il Governo rispondendo a un atto parlamentare, "gli Stati in cui servizi per la maternità surrogata sono offerti agli aspiranti genitori stranieri non sostengono necessariamente gli sforzi profusi al fine di una regolamentazione". Inoltre "nemmeno tra i paesi che concordano sulla necessità di una regolamentazione sul piano internazionale regna un consenso sull'approccio normativo che potrebbe fungere da base per i lavori in vista di una convenzione internazionale".

Nel 2013 la Confederazione aveva allestito un rapporto sul cosiddetto "turismo riproduttivo" nel quale si diceva a conoscenza di una decina di casi ed evidenziava che "gran parte dei casi di maternità surrogata in Svizzera sfugga alle autorità". Ciò che, tra le altre cose, porta alla "elusione delle disposizioni in materia di adozione o a tutela dei bambini, i quali a loro volta faranno fatica a salvaguardare i propri interessi e diritti, ad esempio quello di conoscere la propria ascendenza". Inoltre veniva sottolineata la "precaria la situazione delle madri surrogate: spesso provengono da ceti sociali svantaggiati (p. es. negli Stati Uniti) o da ambienti caratterizzati da povertà e miseria (India, Giorgia, Ucraina, Russia)". Ciò che, scriveva Berna, "rende impossibile controllare che le madri surrogate ricevano assistenza e cure mediche, psicologiche e sociali adeguate e che percepiscano un compenso equo".

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