Potrebbe essere una settimana decisiva per il futuro di una tassa indigesta per molti proprietari di immobili, quella sul valore locativo che è una sorta di reddito fittizio dal quale il proprietario può dedurre i costi di manutenzione e gli interessi ipotecari.
Da decenni i tentativi di abolire questa tassa, introdotta in tempi di guerra, si sono regolarmente infranti o in Parlamento o alle urne. Uno dei motivi risiede nel delicato equilibrio da trovare tra proprietari e inquilini nella dichiarazione delle imposte. Ora le due Camere federali sembrano avviate verso un compromesso. A cedere, per ora soltanto in sede di Commissione, sono stati i consiglieri agli Stati. In particolare, hanno accettato di abolire l’imposta sul valore locativo non solo sulle prime case ma, seguendo il Nazionale, anche su quelle secondarie.
E da qui potrebbe arrivare la maggiore opposizione alla riforma che dovrebbe approdare in Parlamento nella sessione di dicembre, perché rischierebbe di penalizzare soprattutto i cantoni turistici di montagna. Vallese e Grigioni temono di perdere assieme fino a 120 milioni di franchi all’anno. La contromossa del Parlamento è quella di proporre in cambio un’imposta speciale che i Cantoni potrebbero prelevare sulle residenze secondarie.
Ma basterà per compensare le perdite?
I diretti interessati si sono già detti scettici e questa settimana la conferenza dei governi dei cantoni alpini, di cui fa parte anche il Ticino, ne discuterà nel Canton Uri e potrebbe anche decidere, per la seconda volta nella storia dello Stato federale, di lanciare un referendum dei Cantoni.
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