Dalla mezzanotte di lunedì, in tutta la Svizzera, possono restare aperti solo i servizi indispensabili, come farmacie e negozi di alimentari. Tutto il resto, o quasi, resterà chiuso fino al 19 aprile. Lo ha deciso ieri il Consiglio federale, che ha dichiarato la "situazione straordinaria" per contrastare la diffusione del Coronavirus.
Misure in questo senso erano già state adottate da diversi cantoni, tra i quali il Ticino e i Grigioni: perché il Governo ha aspettato fino a ieri e non ha preso prima queste attese decisioni? La RSI lo ha chiesto al Consigliere federale Ignazio Cassis.
"Di fronte a un epidemia si procede sempre per gradi. Bisogna, da un lato, adottare le misure epidemiologicamente più giuste, ma dall'altro (siamo in una democrazia) è necessario adottare misure che possano essere accettate dalla popolazione", spiega Ignazio Cassis. "Inoltre bisogna anche considerare che l'epidemia non si trova nello stesso stato d'avanzamento in tutta la Svizzera. Venendo da un epicentro forte come la Lombardia, evidentemente ha toccato prima il sud (...) e capisco quindi che ci sia, soprattutto nel Canton Ticino ma anche nel sud del Grigioni è un po' nel Vallese, un'apprensione superiore al resto della Svizzera. Nel frattempo questa pressione sta montando rapidamente anche nel resto della Svizzera.
Quest'apprensione ha creato anche qualche malumore. Il consigliere di Stato Raffaele De Rosa ha usato parole forti. Ha detto: "A Berna ci hanno riso in faccia". In Ticino si ha un po' la sensazione che la situazione a Berna sia stata percepita non proprio nel modo corretto, che sia stata forse sottovalutata. Lei, anche come rappresentante della Svizzera italiana, cosa sente di rispondere a chi pensa che la Svizzera italiana sia stata lasciata un po' sola?
"Intanto mi sento di dire con tutta la tranquillità del caso che nessuno a livello di Consiglio federale ha preso sottogamba o addirittura ha riso in faccia a qualcun altro. Non so a che livello di incontri si riferisca il consigliere di Stato De Rosa, ma di sicuro non al nostro livello o al livello immediatamente sotto. Il Consiglio federale ha preso sul serio, fin dall'inizio, questa situazione, vedendo quanto successo in Cina poi quanto è successo in Iran, Corea del sud e in Lombardia", risponde Cassis. "Io capisco che ci si possa sentire soli durante un'epidemia, però in un momento come questo dobbiamo avere tutti la forza di spirito chiara e la volontà di unirci per combattere insieme questa malattia. Sono persuaso che insieme possiamo farcela. Abbiamo gli strumenti, siamo un paese solido, un paese forte che ha anche i mezzi finanziari per affrontare una crisi".