Sui media nazionali a farla da padrone, all’indomani della domenica elettorale, è la legge sul CO2. Respingendo il testo, gli svizzeri hanno votato “con i loro portafogli”, nota la stampa nazionale che mette soprattutto in evidenza il divario tra città e campagna e sottolinea che misure e soluzioni per comunque effettuare una svolta ecologica andranno “trovate rapidamente”.
"Gli svizzeri soffrono quando in gioco c’è il portafogli e probabilmente molto più di quanto i politici possano pensare", scrive Le Nouvelliste che aggiunge come lo slogan dell’UDC "Prima della fine del mondo, la fine del mese" è diventato una sintesi perfetta della realtà che i cittadini sembrano vivere. "Sono soprattutto gli strumenti scelti, percepiti come una minaccia per le finanze delle famiglie, che non hanno sedotto i cittadini", aggiunge Arcinfo a cui fanno eco, sulla stessa lunghezza d’onda, La Tribune de Genève e 24 Heures. “La maggioranza della popolazione rifiuta di essere penalizzata perché vive in un comune con scarsi collegamenti del trasporto pubblico o perché si riscalda con il gasolio”, aggiungono La Liberté, il Journal du Jura o il Quotidien Jurassien. Le Temps, come altri media romandi ricorda infine che “a incidere sul risultato è stato il divario che si è creato tra città e campagna", laddove il mondo agricolo, ha contribuito a fare della legge sul CO2 una “vittima collaterale delle due iniziative anti pesticidi”.
I cantoni più urbanizzati a favore della legge sul CO2, ma la maggioranza è delle "campagne"
Oltre Sarine la musica non cambia e anche i media svizzerotedeschi sottolineano che il dibattito sulla legge sul CO2 è stato fortemente “dominato dall’aspetto economico, mettendo sovente in secondo piano gli obiettivi climatici del testo” come scrive per esempio la NZZ. Mentre il Blick fa notare che “se tutti sono favorevoli alla protezione dell’ambiente, al momento di passare ai fatti, in molti trovano argomenti diversi per procrastinare le decisioni”. Da ieri, domenica, per il Tages-Anzeiger siamo di fronte a “due Svizzere che non si capiscono e non si parlano, sottolineando il divario che si è creato tra città e campagne”.
In linea con la stampa nazionale, a sud delle Alpi, anche Corriere del Ticino e laRegione. Entrambe i quotidiani ticinesi notano infatti che a prevalere è “stata la preoccupazione per il portafoglio piuttosto che i buoni propositi per futuro”. Il voto di domenica dimostra, per il CdT, che la “sensibilità per le tematiche ambientali si è vieppiù indebolita dopo l’esplosione della pandemia che ha imposto alle famiglie e ai cittadini nuove priorità e una più chiara scaletta ‘personale’ delle emergenze”. Per laRegione “la pandemia che ha creato insicurezze, l’accumulo dei temi in votazione, il chiaro no che sarebbe arrivato per le due iniziative ‘agricole’ che hanno forse influito negativamente anche per la legge CO2, una certa disaffezione per l’establishment, il divario città-campagna, certi aspetti non capiti, hanno portato al no popolare”.
Swing/ATS