Immortalare momenti di vita quotidiana e postarli sui social generalmente non rappresenta un problema, ma può diventarlo se a essere ritratti sono dei minori. “Non è prettamente legale pubblicare delle immagini dei propri figli o di bambini senza il loro consenso”, spiega alla RSI Suzanna Marazza, giurista dell’Università della Svizzera italiana (USI). Il fenomeno ha preso il nome di “sharenting”, dall’inglese “sharing”, condivisione, e “parenting”, genitorialità.
L’uso della propria immagine, però, fa parte dei diritti strettamente personali per i quali nessuno può decidere per qualcun altro. Se il bambino o la bambina non è in grado di capire le implicazioni della pubblicazione online, è quindi consigliato evitare di condividere questo materiale.
Nemmeno proteggere il viso con sticker o scritte è sicuro. Con la tecnologia è spesso possibile rimuoverli e i rischi legati all’uso dell’immagine sono molti: dal cyberbullismo alla diffusione in siti pedopornografici, mette in guardia Mara Menghetti, collaboratrice della Fondazione ASPI.
Sharenting, una pratica al limite della legalità
Julie Kühner 04.12.2024, 08:48