Sono stati 26 i sanitari nelle aule della SUPSI che martedì hanno preso parte alla giornata inaugurale del corso di studi avanzati che formerà infermieri forensi. Un percorso utile per riconoscere - quando si presentano negli ospedali - i casi legati alla violenza domestica.
Cinzia Campello, psicologa e coresponsabile del corso, spiega che nei diversi moduli ci saranno lezioni teoriche, ma anche simulazioni vere e proprie di situazioni che potrebbero capitare sul campo. “Si tratterà - spiega ai microfoni di SEIDISERA - di fornire strumenti che permettano di riconoscere le vittime di violenza anche quando non rivelano delle violenze subite per paura, per vergogna, ma anche poi per saperle accogliere. Per saper documentare le lesioni che presentano e, lì dove necessario, indirizzarli ad altri professionisti sul territorio, metterle in protezione”.
L’obiettivo è chiaramente un aiuto concreto alle vittime, ma in seconda battuta l’infermiere forense che svolgerà bene il suo lavoro faciliterà poi quello del medico legale. La dottoressa Rosa Maria Martinez, responsabile del corso e direttrice dell’Istituto ticinese di medicina legale, a tal proposito riferisce che di sicuro questo corso sarà di aiuto perché ci sono tanti casi di violenza non segnalati e per queste fattispecie bisogna avere un personale ospedaliero formato anche nel raccogliere una documentazione precisa sulla vittima.
Spesso la visita in pronto soccorso o da parte di un soccorritore rappresenta la prima importante valutazione forense. Questo gli operatori lo sanno bene e ne comprendono l’importanza perché possono leggere tra le righe se c’è un indizio che fa pensare a della violenza, utile ad allertare le forze di polizia. Rilevante è riconoscere determinati segni, spiegano alla RSI alcuni soccorritori, ma anche imparare a non andare a nasconderli, magari involontariamente applicando delle cure.