“I nostri giovani hanno bisogno della collettività”

“Quella odierna è un’esperienza grave, nella misura in cui bisogna fare molta attenzione agli effetti che produrrà sul proseguimento dell’attività scolastica dei ragazzi”. È quanto afferma Ilario Lodi, responsabile per la Svizzera italiana della Pro Juventute, interpellato dalla RSI in seguito ai fatti accaduti lunedì alla Scuola cantonale di commercio: una vasta operazione di polizia scattata a causa di un allievo che ha minacciato una docente con un’arma finta e che è sfociata nel fermo di due minorenni. “Sono segnali che non possiamo non osservare con grande attenzione e dobbiamo tematizzare in modo più importante di come siamo riusciti a fare fino a oggi”.

Un fatto, quello odierno, che è avvenuto praticamente alla fine dell’anno scolastico. “Arrivare alla fine dell’anno per uno studente significa aver lavorato sodo, aver lavorato duro” osserva ancora Lodi. “Arrivarci al meglio non è soltanto responsabilità del ragazzo, delle famiglie o della scuola. Il problema va letto in termini globali: moltissimo dell’educazione a cui i nostri ragazzi sono sottoposti non proviene da queste tre entità, ma da una collettività che fa sempre più frequentemente passi indietro, rinunciando ad assumersi quelle responsabilità sistemiche necessarie per poter crescere armoniosamente i propri bambini e i propri giovani”.

Si tratta dunque, secondo il responsabile di Pro Juventute, di cercare di affrontare “quel cronico deficit di collettività che, in seguito alla crisi pandemica ma non solo, i nostri ragazzi oggi stanno soffrendo”. Va inoltre ribadita l’importanza del contesto familiare: “Bambini e giovani devono sapere che in ogni caso deve sempre esserci qualcuno a cui si possono rivolgere. È importante che si sentano parte di una collettività. Hanno bisogno di sostegno e non possiamo chiamarci fuori come collettività, ne va della loro e della nostra salute”.