“Nel 2022 ho partorito qui a Bellinzona il mio bimbo, Ezechiele, che per un’insufficienza della placenta ho partorito prematuro, a 32 settimane e 4 giorni. Di per sé lui pesava un chilo e 150, quindi siamo rimasti ricoverati 39 giorni, tra qui e Lugano, per permettere che lui crescesse, che imparasse a mangiare da solo, che raggiungesse la temperatura per uscire dal lettino”. Ezechiele sta bene? “Ezechiele adesso sta benone. Ha due anni, è super vivace. Tutto bene”. Così Marzia Martina, mamma di un bimbo nato prematuro, racconta la sua esperienza alle telecamere del Quotidiano, oggi, 17 novembre, in occasione della Giornata mondiale dei prematuri.
Oggi Marzia Martina ripercorre quanto avvenuto, un periodo “sicuramente ricco di emozioni e intenso, però lo si passa con un grande sostegno da parte di tutti”.
Quando ti hanno detto che dovevi partorire prematuramente, che cosa hai pensato? Come hai affrontato quel momento?
“Anche se ce l’avevano preannunciato, il momento quando ti dicono che devi partorire è un momento di panico, aleggia la paura di quello che succederà. Mi ricordo che avevo fatto il colloquio con la dottoressa Ragazzi, le ho detto semplicemente: io ho paura, non so neanche di che cosa esattamente, ma sono spaventata in generale. Poi tutti ti spiegano, passo per passo, quello che avviene e quindi man mano impari ad affrontare quello che capita, perché è una sfida più o meno ogni giorno”.
Con grande sostegno immagino da parte loro. Arrivano in un momento delicato della vita, soprattutto di una donna ma anche di una famiglia...
“Certo, danno un sostegno molto umano e sempre presente, sia al bimbo che a noi genitori, tantissimo”.
In Ticino ogni anno nascono 2’500 bambini e un decimo di loro viene alla luce anzitempo. Sono una settantina all’anno i bambini prematuri che nascono al San Giovanni, diventato un punto di riferimento in Ticino per la neonatologia complessa; 270 in totale i bimbi curati. “Le calzette per i prematuri sono il simbolo della giornata della prematurità e diverse persone hanno aderito a questa iniziativa. Un giorno ho trovato una mamma in corridoio con una scatola. Ho aperto la scatola, era piena di calzette e lei mi ha detto che era la mamma di un prematuro. Le ho chiesto di venire a festeggiare con noi la giornata di oggi e mi ha detto che i figli hanno già 17 anni... però ci teneva tanto a ricordare e ringraziare questo reparto per aver curato i suoi neonati”, racconta Monica Ragazzi, a capo del Servizio cure intermedie pedriatriche e neonatali EOC.
Nel reparto di pediatria del San Giovanni c’è il silenzio necessario alla tranquillità e al riposo di quei bambini che, già nelle prime ore di vita, lottano, accompagnati notte e giorno da medici, infermieri e dai loro genitori. Ogni nascita porta con sé speranza, ma anche preoccupazioni, sentimenti che si moltiplicano nei casi di nascite premature. “Noi entriamo in punta di piedi, ma con piedi magari un po ingombranti e magari le nostre mani sono le prime a toccare il nuovo nato e non quelle dei genitori. Quindi richiede anche tanta responsabilità e tanta cura”, spiega Monica Ragazzi.
Giacomo Simonetti, direttore medico dell’Istituto pedriatrico della Svizzera italiana, spiega che i bambini che nascono prima del tempo “sono in lieve aumento negli ultimi anni, anche perché la centralizzazione di questa casistica complessa funziona sempre meglio e arrivano qui a Bellinzona con tutte le risorse che abbiamo a disposizione”.
Quello di oggi è stato un pomeriggio di festa. Risate, urla, pianti e giochi hanno accompagnato i discorsi ufficiali in un ospedale che si sta specializzando sempre di più ma che per le cure intensive continua a guardare oltre Gottardo. “Noi abbiamo deciso qualche anno fa di partire con una neonatologia 2B, quindi a partire da 32 settimane. Sempre avendo però l’idea di diventare un pochettino sempre più intensivi. Però è importante non fare il passo più lungo della gamba ma procedere a piccoli passi, accumulare esperienza e professionalità”, sottolinea Simonetti.