“Vorrei dare una giornata di libero a mia moglie”. Sono parole del 69enne Giampiero Wirz di Biasca, che soffre del morbo di Parkinson. “Dare assistenza e cura è un compito molto impegnativo, che consuma e comporta un importante sacrifico di tempo libero e soprattutto di energia. Per non bruciare completamente è quindi molto importante poter ricaricare le batterie”. Sua moglie però non è capace di farlo. “È molto difficile, per chi si prende veramente cura di qualcuno”.
Capita quindi che il nostro interlocutore si senta un peso per sua moglie e questo in senso non solo figurato, ma anche proprio. “Peso 150 chili e non è facile avere un malato di Parkinson di questa stazza in casa. Richiedo dell’attenzione continua , ciò che stanca”. I momenti di nervosismo e tensione non mancano. “Si è impazienti; per il malato dovrebbe capitare tutto subito e non sempre il congiunto ha la possibilità di lasciar perdere tutto per occuparsi del malato”. Per fortuna ci sono anche altri famigliari, che danno una mano: “sono le tre figlie della mia attuale moglie. Hanno cura di me perché dicono che se non lo fanno vado a caricare la vita della loro mamma ” .
La malattia della quale soffre Giampiero Wirz si è dichiarata nel 2004. “Degli amici mi hanno consigliato di farmi vedere da un medico, perché tremavo vistosamente e camminavo più lentamente del solito. Tra l’altro erano trent’anni, che non andavo dal medico e come può facilmente immaginare avevo una gran paura”. La diagnosi è stata fatta nel 2006. “Le cure sono cominciate a base di medicamenti. Dopo due infezioni ai piedi ho avuto bisogno della sedia a rotelle”. Ciò nonostante Giampiero Wirz non usa mai la parola malattia. “Per me è un’altra cosa; quello di cui soffro io è una progressiva degenerazione del mio corpo. Ci sono momenti in cui questo mi pesa molto, per fortuna alla nascita ho ricevuto una buona dose di ottimismo e quindi in generale riesco a funzionare ancora abbastanza bene”.
Vive giorno per giorno ed è ancora parecchio attivo. “Ho l’hobby della fotografia sin da quando ero ragazzo ed oggi mi occupo della digitalizzazione delle immagini che ho realizzato nel corso degli anni. Questo mi tiene sveglio mentalmente”. Qualche volta gli capita poi di uscire per prendere un po’ d’aria. “Da parte degli adulti – in generale - c’è discrezione nei miei confronti o forse capacità di saper mascherare i propri sentimenti. I bambini, di solito prima si spaventano, o comunque sono molto impacciati. Succede che mi fissino per tempi piuttosto lunghi o che mi segnino a dito. Quando poi capiscono che ragiono come loro la malattia non gioca più nessun ruolo e per loro divento un compagno”.
Sandro Pauli
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