La mobilitazione di varie associazioni ambientaliste e di ampie fasce della popolazione in difesa del branco di lupi del Fuorn, che vive nel Parco Nazionale Svizzero, non ha finora sortito gli effetti sperati. Le autorità grigionesi, infatti, hanno deciso di proseguire con il piano di eliminazione di tutti i lupi presenti nella riserva naturale tra la Bassa Engadina e la Val Monastero, nonostante una petizione firmata da oltre 35’000 persone.
Uno dei nove esemplari del branco è già stato abbattuto, come riportato lo scorso 7 novembre da Grigioni Sera. La trasmissione è tornata sull’argomento, intervistando il direttore del Parco Nazionale, Ruedi Haller, che ha espresso rassegnazione e delusione, definendo la misura eccessiva e dannosa per l’ecosistema del parco.
Pur riconoscendo la necessità di intervenire per controllare la popolazione di lupi, Haller e i vertici del Parco propongono soluzioni più pragmatiche e accettabili, come una regolazione graduale sul medio periodo. Tuttavia, il direttore ribadisce che la decisione cantonale di eliminare l’intero branco è difficile da accettare.
“Servono regole specifiche per i lupi del parco”
Haller trova incoraggiante il sostegno ottenuto dalla petizione, segno di una forte resistenza popolare ai piani governativi. L’obiettivo, secondo lui, è raggiungere un compromesso che possa essere un modello per la gestione di altri branchi di lupi in Svizzera. Per Haller, per i lupi del parco nazionale serve una regolamentazione specifica che non passi esclusivamente dagli ordini di abbattimento: in questo senso la petizione è benvenuta poiché evidenzia la particolarità della riserva naturale della Bassa Engadina.
“I lupi torneranno…”
Haller suggerisce di adottare misure simili a quelle già in vigore per i cervi, come piani di regolazione e meccanismi di indennizzo mirati. Egli avverte che l’eliminazione del branco del Fuorn non risolverà il problema dei conflitti tra lupi e agricoltori, poiché è probabile che una nuova coppia di lupi si stabilisca presto nell’area protetta, formando un nuovo branco.
L’esperienza dimostra, conclude Haller, che il parco nazionale rimarrà una meta naturale per i lupi, data la sua posizione favorevole e la presenza di esemplari nelle regioni confinanti di Austria e Italia.