Vivevano a Sorte, prima della frana. Nadia Scarpetta racconta alla RSI il limbo in cui è finita dopo l’alluvione in Mesolcina. Da pochi giorni questa donna si è trasferita, con la sua famiglia, in un’abitazione a Lostallo. Per alcune settimane sono stati accolti da una famiglia del posto e poi, grazie al passaparola, il consiglio parrocchiale ha concesso loro questa soluzione. A tempo indeterminato, appunto.
Ma non è facile: “È bruttissimo, perché non sai quanto durerà questo tempo indeterminato. Noi abbiamo la speranza che fra due anni si possa tornare a casa nostra, ma non c’è la garanzia”.
Dalla loro nuova sistemazione gli Scarpetta vedono direttamente il riale San Giorgio, denudato dalle piante dalla forza dell’acqua. Ogni volta che piove i pensieri tornano al 21 giugno. “Si guarda sempre un po’ a destra e un po’ a sinistra, un po’ in alto, se i riali restano così, se si ingrossano, cosa succede, se si sentono rumori di sassi o piante che scendono. Si ha sempre ancora quell’angoscia”, racconta Nadia.
L’alluvione ha lasciato segni nelle persone, oltreché naturalmente sul territorio. In totale, come le autorità hanno spiegato lunedì, ci sono 25 cantieri dove si lavora senza sosta, si mettono a posto gli argini e si svuotano i bacini di contenimento. Anche quello di San Giorgio, dove si è assistito a un evento impressionante.