Ticino e Grigioni

“Vorrei allevare le chiocciole, ma non posso”

In Svizzera l’attività non è consentita in zona agricola - La testimonianza di Barbara Tettamanti, a cui piacerebbe offrire un prodotto a chilometro zero

  • 24 settembre 2023, 06:58
  • 24 settembre 2023, 06:58

SEIDISERA del 23.09.2023 - Allevamenti di chiocciole

RSI Info 23.09.2023, 17:36

  • Imago
Di: SEIDISERA/Red.MM

Le chiocciole da decenni sono protagoniste di numerose ricette della dieta mediterranea. Ma non solo in cucina: si trovano anche in molti farmaci e prodotti di bellezza. È per questo che il loro allevamento si sta sviluppando con successo nel mondo. Non in Svizzera, però, dove attualmente non è consentito in zona agricola. Il motivo? Le lumache di terra non sono considerate animali da reddito.

Eppure il potenziale di questa attività è notevole, come conferma alla RSI Barbara Tettamanti, titolare di D&B Lumacheticino. “La richiesta è molto alta, sia a livello alimentare, quindi da parte dei ristoranti, sia per la bava dalle farmaceutiche. E sempre di più oggi si chiede il chilometro zero”.

Per ora la sua azienda propone prodotti importati. Alla signora Tettamanti sarebbe però piaciuto avere un allevamento proprio e inizialmente dal Cantone era arrivata una risposta positiva. Ha perciò frequentato i corsi necessari e ha fatto domanda di costruzione alla Città di Lugano. Il Municipio ha dato preavviso favorevole e i confinanti non hanno fatto opposizione. Ma quando la richiesta è tornata al Cantone è arrivato il “no” del Dipartimento del Territorio.

“Mi sono sentita presa in giro, perché ci avevano detto che non c’era problema. E vorremmo capire perché ci è stato negato il permesso” afferma ancora Tettamanti. Il materiale che viene usato non crea una struttura fissa. Tutto è amovibile. E non vi è nemmeno un impatto ecologico.

Le chiocciole di Cadenazzo

Della sostenibilità ambientale di questo tipo di coltura è convinto anche Luca Belotti, proprietario di un’azienda agricola a Cadenazzo. Un esempio tra chi anche in Svizzera, seppure in assenza di basi legali, è attivo nel settore: “È da alcuni anni che stiamo allevando le chiocciole, semplicemente in diciannove recinti all’aperto” spiega. E aggiunge: “È positivo che la chiocciola mangi praticamente tutti gli scarti vegetali della mia azienda e di quelle nelle vicinanze”.

Belotti sottolinea, inoltre, che “in tutti gli altri Paesi dell’Europa ci sono allevamenti, non ci sono problemi. Faccio sempre fatica a capire perché noi in Svizzera dobbiamo fare determinate cose in maniera differente”.

Qualcosa si muove a Berna

Nei giorni scorsi in Parlamento si è però mosso qualcosa. Il Consiglio nazionale ha adottato una mozione di Bruno Storni che chiede il riconoscimento dell’allevamento di chiocciole quale attività agricola. E il Consiglio federale, inizialmente contrario, si è dichiarato aperto a consentire il rilascio dell’autorizzazione agli agricoltori. Una decisione che, se accettata dagli Stati, farebbe felice Belotti, ma lascerebbe nuovamente l’amaro in bocca alla signora Tettamanti, perché lei, non essendo agricoltrice, resterebbe esclusa.

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