L'associazione criminale attiva tra l'Italia e la Germania, sgominata martedì dall'antimafia di Catanzaro con 169 arresti, aveva messo gli occhi anche sulla Svizzera. Nelle oltre 1'000 pagine di ordinanza (di cui la RSI è in possesso) firmata dal giudice per le indagini preliminari, infatti, si evince che la cosca 'ndranghetista Farao-Marincola aveva intenzione di investire nella Confederazione.
Un'ipotesi è che volesse riprodurre il modello attuato in Germania, dove era riuscita a imporre l'acquisto di prodotti propri, come semilavorati per pizze e vino, ad alcuni locali. "Dopo siamo andati a Lugano, abbiamo trovato uno che ha assaggiato il vino", dice F.T., un personaggio definito dagli inquirenti "plenipotenziario della cosca", in un'intercettazione ambientale dell'8 febbraio 2017.
Sempre lo stesso esponente mafioso parla di 16 locali sul territorio elvetico che sarebbero "già nostri" e altri che sarebbero "in società" (il riferimento potrebbe essere agli accordi sulle forniture di prodotti calabresi). Per discutere di questi affari, F.T. invita un altro boss 'ndranghetista, G.S., a un appuntamento "in Svizzera interna", si legge ancora nel documento stilato dagli inquirenti.
Ma il nome della Confederazione non compare solo in relazione al business della ristorazione. Negli atti del Tribunale di Catanzaro si parla anche di denaro e di armi. Nello specifico, si citano "mazzette" che una volta al mese transitavano dalla Svizzera a Parma per alimentare i traffici della cosca in Emilia Romagna. In un altro passaggio si parla invece di "armi, corte e lunghe", che sempre F.T. si sarebbe procurato in territorio elvetico.
Elena Boromeo
10.01.2018: Il vino della 'ndrangheta a Lugano