Il Ministero pubblico della Confederazione sta indagando su un’azienda di Ginevra sospettata di aver compiuto, anche in Svizzera, operazioni di spionaggio per conto degli Emirati Arabi Uniti, i cosiddetti Abu Dhabi Secrets. Tra le presunte vittime figura pure una società di Lugano attiva nel commercio di materie prime.
Gli inquirenti federali hanno così aperto un’inchiesta per “spionaggio politico, atti compiuti per conto di uno Stato estero, violazione della legge sulla protezione dei dati e diffamazione”. Al centro delle indagini c’è il titolare di una società investigativa privata di Ginevra sospettata di aver ricevuto sei milioni di franchi dagli Emirati Arabi Uniti e aver condotto, in tutta Europa, un’operazione di spionaggio (si parla di un sistema di schedature a danno di diverse centinaia di persone in tutto il continente) per conto dello stato del Golfo. Schedature, ma anche vere e proprie operazioni di danneggiamento reputazionale di persone, politici e aziende che in Europa potevano dare fastidio agli Emirati o che erano giudicate vicine ai rivali del Qatar.
Questo caso era emerso un anno fa anche grazie al lavoro del consorzio giornalistico EIC - che ha visto la partecipazione anche della RSI e della RTS - ma è la prima volta che viene confermata ufficialmente l’apertura di un’inchiesta per spionaggio da parte del Ministero pubblico della Confederazione. E questo grazie a una sentenza resa pubblica oggi, lunedì, dal Tribunale penale federale.
Tra le presunte vittime, anche una società di Lugano
Questa vicenda tocca da vicino anche la Svizzera italiana. Tra le presunte vittime dell’operazione di spionaggio c’è infatti anche una società di Lugano, la Lord Energy SA, società al centro per mesi, come il suo titolare Hazim Nada, di una campagna denigratoria in cui - su diversi media - si descriveva l’azienda come uno strumento dei Fratelli Musulmani. A causa di questi articoli l’azienda è arrivata vicinissima al fallimento, vedendosi bloccare i conti bancari e vedendosi bloccate le linee di credito.
Questo caso di spionaggio è emerso anche grazie a una segnalazione del Dipartimento federale degli Esteri, mentre la Procura ginevrina aveva a sua volta aperto un incarto poi passato al Ministero pubblico della Confederazione.
In Ticino invece già nel 2018, Hazim Nada si era rivolto al Ministero pubblico cantonale, quando si era accorto che alcuni documenti apparentemente confidenziali (per esempio comunicazioni tra la sua società e il registro cantonale di commercio) erano finiti online. L’inchiesta ticinese, contro ignoti, si era conclusa con un decreto d’abbandono. Nada, che è anche cittadino statunitense, si è allora rivolto alla giustizia americana e ha inoltrato proprio quest’anno alla Corte federale di Washington una causa in cui chiede alla società investigativa ginevrina, agli Emirati Arabi Uniti e ad aziende collegate allo Stato del Golfo un risarcimento di 2,8 miliardi di dollari. Alla giustizia elvetica si è rivolta anche la ministra del clima belga Zakia Khattabi a sua volta finita al centro della campagna diffamatoria.
Un caso, quello di Hazim Nada, al centro in settembre di una puntata del nostro podcast “Il mondo là fuori”.
“L’obiettivo era distruggere Hazim Nada”
RSI Info 29.09.2023, 17:37
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RG 12.30 del 15.4.2024 Il servizio di John Robbiani
RSI Info 15.04.2024, 12:19
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