Abuso di gruppo, si torna in aula

Si appresta a tornare in aula il caso dell’abuso di gruppo che quattro anni fa sarebbe avvenuto nel Luganese, a margine di una festa campestre.

Durante la notte tra il 19 e il 20 luglio 2019 tre giovani avrebbero approfittato di una ragazza. Prima l’avrebbero accompagnata alla sua auto, nel parcheggio del campo da calcio. Poi, mentre uno di loro faceva da palo, gli altri due l’avrebbero ripetutamente indotta a compiere atti sessuali di vario genere. Atti ai quali, a causa dell’alcol assunto, la presunta vittima sarebbe stata incapace di opporsi.

In marzo la Corte delle Assise Criminali (presieduta dal giudice Siro Quadri) sospese il processo per ordinare ulteriori accertamenti sul suo stato al momento dei fatti. Il procuratore pubblico Zaccaria Akbas aveva indicato un tasso compreso tra l’1,35 e i 3,10 grammi per mille. Stima contestata dai difensori, anche in ragione del fatto che quella notte fosse riuscita a rientrare a casa con la propria vettura.

La perizia disposta dal giudice ha effettivamente corretto il tiro. Tanto che martedì, sulla scorta delle conclusioni del dottor Markus Weinmann, Akbas ha dovuto modificare l’atto accusa, riportando stavolta un’alcolemia di 2,64 grammi per mille. Al contempo, però, contro uno dei due imputati principali il magistrato ha esteso gli addebiti ai reati di violenza carnale e coazione; riferiti al rapporto che, subito dopo quelli avvenuti in tre, il 31enne ebbe con la giovane da solo.

Akbas, insomma, ha mantenuto la sua tesi, rincarando la dose: gli abusi ci furono eccome. Sull’altro fronte le difese, che oltre a contestare il tasso alcolico hanno sempre parlato di atti consenzienti. Alla Corte il compito di decidere.