Il ministero pubblico – si è appreso domenica – ha rinviato a giudizio otto persone, con l’accusa di avere commesso un’importante serie di truffe; soprattutto ai danni dello Stato.
Tra gli imputati due avvocati italiani, uno dei quali sprovvisto dell’autorizzazione necessaria per esercitare in Ticino. Secondo gli inquirenti sarebbe proprio il 50enne, tuttora in carcere, la figura principale. Ruolo che lui però contesta, così come parte degli addebiti ipotizzati nei suoi confronti.
Con compiti e responsabilità diversi, attraverso l’uso di più società, il gruppetto si sarebbe innanzitutto accaparrato illecitamente dei crediti Covid, elargiti dalla Confederazione per fronteggiare l’emergenza pandemica. Il 50enne avrebbe tentato di ottenere un totale di oltre 800mila franchi, riuscendo a incassarne 620mila (poi impiegati in vario modo).
Sempre indebitamente, e sempre in correità con altri imputati, l’avvocato avrebbe inoltre ricevuto quasi 300mila franchi come indennità per lavoro ridotto. Senza dimenticare le truffe legate all’acquisto di automobili in leasing, e i cinque permessi di lavoro per stranieri che il Canton Zurigo gli avrebbe rilasciato sulla base di dati fasulli o incompleti.
Il processo, previsto il 30 maggio, si terrà alle Assise Criminali. A presiedere la Corte sarà il giudice Siro Quadri. A sostenere l’accusa la procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, che per gli otto chiederà pene comprese tra i due e i cinque anni di carcere.