Non si placa la bufera che si è scatenata attorno alla costruzione di un nuovo centro a luci rosse a Cadenazzo. In prima fila c’è un gruppo di persone pronto a tutto pur di affossare il progetto e che ha infatti presentato un nuovo ricorso. Il Municipio ne verrà informato questa sera (lunedì), ma la conferma arriva direttamente dall’avvocato Gardo Petrini, rappresentante dei cittadini che si sono scagliati contro il postribolo. Il punto, spiega alla RSI, non è l’essere contrari al mestiere più antico del mondo, ma il fatto che l’attività si svolgerebbe troppo vicino alle abitazioni private e alle scuole.
Ma facciamo un passo indietro. Nel 2014 il Municipio di Cadenazzo riceve una domanda di costruzione per un postribolo e rilascia la licenza edilizia. Una decisione che non piace ad un gruppo di cittadini. Il ricorso viene accolto dal Consigli di Stato: nessuna critica per l'attività a luci rosse, il progetto viene bocciato perché presenta un appartamento per il custode, in una zona del comune, artigianale/industriale, dove non è consentito l'uso abitativo delle stanze se non per il personale di sorveglianza.
Passano i mesi e Massimo Marchetti, proprietario del terreno ed ex proprietario di un altro postribolo del sopraceneri, presenta una una domanda di costruzione bis: una variante senza il locale per il custode e un piano parcheggi modificato, ma anche questa proposta non trova il consenso dei "vicini di casa". Gli argomenti sono simili a quelli del 2014: il postribolo si trova troppo vicino alle case, troppo vicino alle scuole e nella domanda non è stata allegata la perizia fonica.
Il consiglio di Stato – va ricordato - si era già detto favorevole nel 2014 alla costruzione, quando la destinazione della stessa era già stata ufficializzata. Difficile prevedere ora i prossimi passi, anche perché, gli oppositori, sono pronti ad andare fino al Tribunale Federale... una strada lunga, onerosa, che potrebbe scoraggiare gli investitori o stancare i contrari.
Quotidiano/Red.MM
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