Da qualche mese a questa parte, per una comunità tutt’altro che esigua, il mercoledì sera in Ticino ha un altro nome: mercoleDRAG. Una serie di eventi ideata da QHaus Ticino che anima il Quartiere Maghetti di Lugano – e non solo – con spettacoli itineranti capaci di trasformare i locali in palcoscenici a cielo aperto.
A dare impulso al progetto è Mahdi El Ghomri, artista, scrittore e performer Drag, noto con il nome di Zohra Patrizia, figura di riferimento della scena queer ticinese. Il concept, nato dall’inesauribile energia creativa dell’artista, rappresenta oggi molto più di una serie di spettacoli: è la celebrazione di un’identità collettiva che rivendica spazio, visibilità e orgoglio, sfidando stereotipi e pregiudizi con arte, ironia e glamour. In questa cornice si inserisce la storia di Dina La Clava - alter ego del nostro Mike - pronta a sbocciare grazie a un percorso di trasformazione che racconterà non solo l’estetica Drag, ma anche i valori di una comunità in fermento.
La prima tappa di questo viaggio si svolge nell’atelier di Mahdi, cuore pulsante del progetto. Tra tessuti iridescenti, pennelli, parrucche e tacchi vertiginosi, prende forma il concetto di “dragfication”: una metamorfosi che trascende il semplice travestimento, per abbracciare una narrazione più ampia, fatta di resilienza, espressione libera e azione culturale.
È in questo spazio che si comprendono anche i legami umani che sostengono l’universo Drag: figure come Jelena Sucic, assistente e collaboratrice di Mahdi, nonché attivista impegnata nella sensibilizzazione sui temi della moda sostenibile, hanno avuto un ruolo chiave nella nascita scenica di Zohra Patrizia.
Il racconto della genesi prosegue a Monte Carasso, in un altro luogo denso di significato: l’atelier di Liliana Poletto, ex stilista e arredatrice d’interni, oggi appassionata collezionista di capi unici.
Qui, insieme a Jelena e a Melanie Marcon, fondatrice del brand di moda circolare Dress It Again, prende vita un’operazione di upcycling creativo destinata a definire l’immagine di Dina La Clava. Ogni abito selezionato, ogni stoffa ricucita o reinventata racconta una seconda possibilità, una rinascita estetica che si sposa perfettamente con la filosofia Drag: esagerare, trasformare, sovvertire i canoni attraverso l’arte del recupero.
Tra pizzi dimenticati, sete vintage e tocchi sartoriali d’autore, il personaggio di Dina comincia a emergere, stratificando su di sé storie, materiali ed emozioni. Un’opera corale, in cui il lavoro delle mani si intreccia con la memoria degli oggetti, e il presente si nutre del passato per sfilare verso il futuro, con tacchi alti e testa alta.
La genesi di Dina è compiuta, ma la prova più grande è ancora da affrontare: il battesimo del fuoco sul palco, davanti al pubblico del mercoleDRAG.
Sarà Mike “Strong Enough” per portare in scena una Dina degna di questo nome? Scopritelo con noi nel prossimo episodio: “Notte di draghi e regine”!